domenica 26 febbraio 2012

Grossman V. : L'Altro negato: quando gli esseri umani diventano pezzi


foto D.Bajani
[...] fanno settecentoottatatre... Peccato non aver tenuto conti separati per uomini, donne e bambini... Le donne bruciano prima. Un Brenner esperto sistema i corpi in modo che i vecchi ossuti che fanno tanta cenere brucino accanto a corpi di donna. […] Un Brenner esperto è in grado di determinare dal tumulo ancora integro quanti corpi contiene una fossa […] Lo Scharfuhrer Elf voleva che li chiamassero pezzi, i corpi: cento pezzi, duecento […] Sopra le canaline per l'aria si mette prima la legna secca, poi i ceppi di rovere, che danno delle belle braci calde, poi le donne, poi altra legna, poi gli uomini, altra legna ancora e i pezzi dei corpi non identificati, poi ci si versa sopra la benzina e alla fine, nel mezzo, una bomba incendiaria, dopo di che lo Scharfuhrer dà il comando e le guardie cominciano a sorridere: è l'ora del coro dei Brenner. Il falò è acceso! La cenere viene poi versata nella fossa. E torna il silenzio. Silenzio era e silenzio sarà.[...] tutti capiscono di aver finito[...] i Brenner che hanno riaperto centosedici tombe... Il ragioniere Rozenberg scava la tomba per sé e per gli altri Brenner e intanto conta […] cinquemilaseicentonove cadaveri bruciati.”

La fotografia è una mia interpretazione del monumento dedicato ai martiri dei campi di sterminio e fa parte di un mio progetto di rivisitazione dei monumenti presenti nella città di Cuneo che prevede anche realizzazioni video particolari.
foto D.Bajani
Mi prefiggo, come in questo blog, un approccio alle realizzazioni artistiche che determini una visione nuova di ciò che guardiamo distrattamente tutti i giorni senza riuscire a vedere i richiami che gridano dal passato per farci capire il presente e per ammonirci sul possibile futuro.
Quando l'Altro viene negato può diventare semplicemente un pezzo da maneggiare: sia vittima di razzismo o di omofobia o di xenofobia o di ogni altro tipo di pregiudizio e vessazione, vive con la sensazione di costante precarietà di vita, in balia dell'onnipotenza del padrone di turno.
L'Altro negato moderno viene marginalizzato, respinto in ombra nei ghetti periferici del XXI secolo, braccato e presentato come la causa di ogni problema sociale.
Oggi, come allora, l'Altro negato rappresenta il capro espiatorio su cui ogni tipo di potere punta il dito per allontanare l'attenzione dalle proprie reali malefatte.
Ogni potere, sia economico sia politico sia finanziario sia religioso sia... , cerca di eliminare od allontanare ogni minaccia che potrebbe scaturire dal malcontento di chi non si allinea o di chi vede peggiorare continuamente le proprie condizioni di vita o di chi vede messa in discussione la propria possibilità di sopravvivenza.
L'essere umano può diventare un pezzo nel momento che gli si nega un'identità sostituendo il suo nome con un'etichetta o quando c'è chi può decidere, in virtù della propria posizione di forza, della sua vita, tenendolo in stato di costante precarietà, aggirando o cancellando le leggi esistenti.

Il giorno in cui il nazifascismo si convincerà del proprio definitivo trionfo, il mondo annegherà nel sangue. Se non troveranno più avversari in armi sulla terra, i boia che ammazzano donne, vecchi e bambini non avranno più freni. Perché è l'uomo il primo nemico del fascismo.”

Ma qui non si tratta solo di nazifascismo o di stalinismo, di sangue o di camere a gas: dobbiamo togliere i veli al presente e alle mille sfumature che prende la sopraffazione da parte di chi s'impossessa del potere di decidere della vita altrui.





Citazioni:
da Vita e destino
di Vasilij Grossman
Adelphi 2011


venerdì 24 febbraio 2012

Auguri Pasqua.Piccoli videomaker.flv

                               

Animazione video creata da Nicoletta di 8 anni con una piccola partecipazione di Gabriele di 5 anni e la supervisione del nonno che aveva ideato il progetto. Realizzato in modo semplice, usando software presente su ogni computer. Può essere realizzato nelle scuole elementari come lavoretto che introduce all'uso del computer, alla ideazione di una sequenza narrativa ed alla realizzazione di semplici disegni. Si avvicina la Pasqua: genitori o maestri fate divertire i bambini aiutandoli a creare un DVD con auguri insoliti. Prossimamente le istruzioni.

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Hopper E. come ispiratore


(E. Hopper: Automat 1927)
Sola

sola
te ne stai
tutta assorta nel tuo caffè

chissà cosa ti sta vivendo

si perde nel buio ovattato
alle tue spalle la città
e tu con essa

rivivi quei momenti

vivi un possibile domani

non c’è memoria del tuo corpo
c’è solo il vissuto
il vivibile

che ti vive altrove



martedì 21 febbraio 2012

Cercano di convincerci, sta a noi cercare di capire

La teoria dell’argomentazione nell’analisi del discorso pubblico
Febbraio 2012
di Andrea Iacona
(A. Iacona insegna filosofia del linguaggio all’Università dell’Aquila)

A volte, leggendo il giornale o guardando la televisione, capita di assistere a dispute in cui gli opponenti adducono a sostegno delle loro tesi argomenti che fanno arricciare il naso. L’arricciamento del naso è una reazione piuttosto comune che esprime mancanza di convinzione. Si arriccia il naso di fronte a un argomento quando si ritiene che non sia in grado di modificare le proprie inclinazioni rispetto alla tesi che mira a giustificare. Se prima di considerare l’argomento si dubitava della tesi, si continua a dubitarne anche dopo.

Il fatto che certi argomenti possano causare questa reazione è un segno tangibile di una capacità che ogni persona possiede in qualche misura, la capacità di distinguere gli argomenti buoni da quelli cattivi. Se si arriccia il naso di fronte a un argomento, presumibilmente si ha qualche ragione per pensare che ci sia in esso qualcosa che non va bene. Questo non significa, tuttavia, che ogni volta che si arriccia il naso di fronte a un argomento si sia in grado di indicare con esattezza che cosa non vada bene. Spesso la reazione è dettata da un’impressione immediata e non è accompagnata da un’analisi dettagliata. Il passo che separa un semplice arricciamento del naso da una spiegazione articolata è sostanziale e può richiedere una buona dose di riflessione. Perché può essere utile compiere questo passo? Le ragioni sono almeno due. In primo luogo, ci sono casi
[...]
Per imparare a riconoscere il pesce fresco bisogna andare al mercato. Qualcosa di analogo vale per la capacità di distinguere gli argomenti buoni da quelli cattivi. In fondo, seguire un dibattito su un giornale o in televisione è un po’ come andare al mercato. Persone diverse cercano di convincerci a comprare prodotti diversi, aiutandosi con l’eloquio o con le grida, e sta a noi cercare di capire che cosa merita di essere comprato.
[...]

giovedì 16 febbraio 2012

Pahor B. e il dramma della consapevolezza


"Nella grande caldaia cubica appoggiata sopra il forno", dice, "si faceva scaldare l'acqua delle docce, che vedete al di là di quel portello vetrato, a destra". I giovani si accalcano intorno al finestrino, mentre io ho l'impressione che giù dalla nostra pelle scorra ancora l'acqua saponosa, gialla di quel sapone sabbioso e ruvido, e che i corpi di quelli senza più forze giacciano ancora sul cemento e rantolino sotto gli zampilli caldi. Mi viene da pensare che le prime volte neppure io ero conscio di quale materiale fosse usato del fuochista per scaldare l'acqua; eppure sento che, anche se l'avessi saputo, nulla sarebbe cambiato nel mio stato d'animo. Questa insensibilità mi contraddistingue nella folla dei gitanti domenicali; allo stesso tempo mi pare che i morti, allora, offrendomi in dono un po' d'acqua calda, mi abbiano accolto in una confraternita più sacra di tutte le confraternite generate dalle religioni. La voce proveniente dell'altoparlante dice ancora che il lungo attrezzo ricurvo appeso al muro serviva al fuochista per livellare la cenere, mentre col lungo tirabrace l'ammucchiava.

da Necropoli
di Boris Pahor
Fazi Editore 2009

Una breve doccia calda, concessa saltuariamente, ti dà un poco di sollievo alle ossa devastate dal gelo e dalla fame, ma sai che il fuoco della caldaia è alimentato dai corpi di chi ti dormiva accanto.

Slavo triestino, non ebreo, eppure anche lui vittima di quello stesso destino che ha accomunato esseri umani deportati da ogni nazione per il solo fatto di appartenere a minoranze invise al potere, di militare tra gli oppositori ai regimi totalitari o di essere loro parenti, amici o semplicemente conoscenti. Il dramma della consapevolezza del proprio progressivo abbrutimento, del farsi insensibile per istinto di sopravvivenza, del lento inesorabile venire meno di tutto ciò che permette di distinguere un essere umano da una bestia.

                             



«Necropoli riesce a fondere l’assoluto dell’orrore con la complessità della storia».
dall'introduzione di Claudio Magris

martedì 14 febbraio 2012

V.Grossman e A.Kusosawa sulla molteplicità dell'essere


"Adesso egli vedeva nella città ciò che prima non vedeva, quasi avesse traslocato da un piano della vita a un altro. I suoi occhi scoprivano [...] Per un malato cronico esistono in città solo le farmacie e gli ospedali, gli ambulatori e le commissioni di periti di medicina del lavoro. Per l'ubriacone, invece, la città è fatta di mezzi litri di vodka da comperare in tre. Mentre per l'innamorato consiste in lancette di orologi cittadini che segnano l'ora degli appuntamenti, di panchine nei viali, di monete da due copeche per il telefono pubblico."
da Tutto scorre...
di Vasilij Grossman (1970)

Davanti ad una Ferrari varie persone osservano, rispecchiando le proprie personalità del momento, e considerano: colore (pittore), linea (designer e scultore), motore (tecnico), possibile acquisto (imprenditore), ingiustizia e furto sociale (precario e disoccupato), velocità (sportivo), bella donna o uomo seduti dentro (sex addicted), ...
Un poco come nel film Rashomon di A.Kurosawa dove vengono portate tante versioni diverse di un fatto quante sono le persone chiamate a testimoniare.
La visione di ciò che appare è temporanea e strettamente collegata alla "passione" del momento, alle potenzialità e alla formazione culturale e sentimentale.
Sono la somma momentanea delle "passioni" che influenzano i ruoli in cui in cui ci si cala nei vari momenti della giornata.
Tante persone in una che si differenziano nel corso del tempo anche in dipendenza dell'Altro con cui ci si relaziona.

Questo mi fa venire in mente il libro e il film Il tè nel deserto (P.Bowles, B.Bertolucci) in cui la perdita di una persona cara determina la morte di una parte di chi resta privo del ruolo relazionale vissuto fino a quel momento e si ritrova a dovere elaborare anche il lutto di un sé che non può più esistere.


Uno dei vari me è diverso dal me dell'anno in cui ero preso da una certa passione per qualcuno o qualcosa e diverso dal me di ora ma in un altro ruolo (famiglia, amici, tempo libero...).
Posso considerare la mia vita come frutto del caso che ha proposto situazioni che, per una questione di probabilità, avrebbero potuto essere completamente diverse un attimo prima, un attimo dopo per me o, nello stesso momento, per un altro me stesso calato in un ruolo diverso.
Si potrebbe fare riferimento a Destino cieco di K.Kieslowsky o a Sliding doors di P.Howitt.


venerdì 10 febbraio 2012

Giorgio Gaber - Qualcuno era comunista




Pasolini, Eco e Gaber circa il berlusconismo

In un interessantie articolo, apparso a firma di Pierre Musso (professore Università Rènnes) su Le Monde diplimatique il manifesto di dicembre, si può leggere che il berlusconismo ha contribuito ad un mutamento antropologico degli italiani imponendo i codici culturali di quella "neo-televisione", come definita da Eco nel 1983, che intrattiene una relazione di intimità con il suo pubblico e che si distingue dalla "paleo-televisione" che mirava alla diffuzione di un messaggio.
Gaber diceva "io non ho paura di Berlusconi in sé, ma di Berlusconi in me".
Berlusconismo come egemonia dell'intrattenimento, dell'ottimismo e dell'edonismo consumistici.
Pier Paolo Pasolini ci aveva preavvisato circa la minaccia di questa "grande opera di normalizzazione" che opera tramite "dei modelli voluti dalla nuova classe industriale, che non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende per di pià che tutte le ideologie altre rispetto a uella del consumismo siano inammissibili"(Scritti corsari, Garzanti).

Grossman V.. L'amore, lo scrivere

"Quando Strum beveva il tè pensndo al lavoro e bofonchiando in preda alla malinconia, Ljudmila guardava gli occhi che aveva baciato, i ricci che si era passata tra le dita, le labbra che l'avevano sfiorata, le ciglia, le soprecciglia, le mani dalle dita minute e deboli a cui aveva tagliato le unghie dicendo: "Sciattone mio...".
Sapeva tutto di lui: che prima di dormire leggeva libri per bembini, e quali smorfie faceva quando si metteva in ghingheri per una relazione sull'emissione di neutroni. Sapeva che gli piaceva il borsc all'ucraina, con i fagioli, e che si lamentava nel sonno, rigirandosi nel letto. Sapeva che il tacco della scarpa sinistra gli si consumava prima del destro e che sporcava sempre i polsini delle camicie; sapeva che gli piaceva dormire con due guanciali; sapeva della sua segreta paura di attraversare le piazze, conosceva l'odore della sua pelle e la forma dei buchi sui suoi calzini. Sapeva cosa canticchiava quando aveva fame ed era ora di pranzo, e sapeva com'erano fatte le unghie dei suoi alluci; sapeva come lo chiamava la madre da piccolo, a due anni; sapeva che quando camminava trascinava i piedi; sapeva il nome dei ragazzini con cui aveva fatto a botte alle elementari."

da Vita e destino
di Vasilij Grossman
Adelphi 2011

Scrivere come di-svelamento di quanto, non percepito, è sotto gli occhi di tutti.
Un affetto, fatto di attenzione e di attenzioni per la persona che sta accanto, viene suggerito attraverso parole semplici che descrivono banali atti del vivere quotidiano.
L' avere osservato tutto dell'altro, l'averne ascoltato con interesse i ricordi, l'averne accettato i difetti, l'avere sorriso di fronte ad espressioni o atteggiamenti infantili, la tenerezza in piccoli gesti d'affetto, l'avere capito le preferenze ed avere assecondato.
Scrivere come trasposizione sulla pagina delle proprie e delle altrui emozioni vissute per empatia, rifuggendo da quelle forme di estetismo vuoto in cui prevale la predilezione per la bellezza o la musicalità delle parole. Uno sgrardo che scava le sedimentazioni emozionali stratificatesi nell'anima al contatto con la vita.


Grossman (Vasilij Semënovic), scrittore ucraino (Berdicev, Ucraina, 1905 - Mosca 1964). Dopo una serie di novelle e racconti giovanili, cominciò a pubblicare nel 1937, a puntate su una rivista, la sua prima opera di grande respiro, il romanzo Stepan Kolcugin, dedicato alla nascita del movimento bolscevico e alla prima guerra mondiale, abbandonandone la stesura nel 1940, allo scoppio della seconda guerra mondiale. Dalle sue esperienze di inviato speciale al fronte trasse numerosi racconti e articoli, raccolti in volume nel 1946 con il titolo Gli anni della guerra, nonché il romanzo Il popolo è immortale (1943), che racconta dell'eroica

sabato 4 febbraio 2012

Balzac e i Vautrin di oggi

"Ma cosa crede che sia l'onest'uomo? [...] è colui che tace e rifiuta di spartire il bottino. Non le parlo di quei poveri iloti che ovunque faticano senza essere mai ricompensati del loro lavoro e che io chiamo la confraternita delle ciabatte del buon Dio. Certo, tra loro s'incontra la virtù in tutto lo splendore della sua stupidità, ma ancche la miseria. Vedo già le smorfie di questa brava gente se Dio ci facesse il brutto scherzo di assentarsi al momento del Giudizio universale. Se quindi vuol fare rapidamente fortuna, bisogna che sia già ricco o che lo sembri. Per arricchirsi, si tratta ora di giocare alla grande, altrimenti si vive di stenti e buonanotte al secchio! Se nelle cento professioni che può intraprendere s'incontrano dieci uomini che hanno rapidamente successo, la gente li chiama ladri. Tragga lei le conclusioni. Ecco com'è la vita. Non è meglio della cucina, puzza altrettanto e bisogna sporcarsi le mani se si vuol combinare qualcosa; sappia soltanto cavarsela pulitamente: questa è tutta la morale della nostra epoca."

"... i suoi principi implacanbili, il culto dell'arbitrio, la supremazia che gli conferiva il cinismo dei suoi pensieri, dei suoi atti e la forza di un'organizzazione rotta a tutto."

da Papà Goriot
di H. de Balzac
Garzanti 1974

Inganna-morte "Trompe-la-Mort", per cui i 120 anni non sarebbero un traguardo irraggiungibile, da massimo rappresentante di una concezione della vita che la Legge cerca di punire, passerà a vestire i panni di ultimo baluardo della società contro il disordine.
(Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale) :o)

I panni del Vautrin descritto da H. De Balzac nel suo romanzo Papà Goriot si adattano perfettamente a tanti rappresentanti della nostra società che hanno realizzato, con la loro vita, e diffuso, purtroppo, quel modo di pensare che oggi ha portato a quella rivoluzione antropologica negativa di cui tanti parlano.

Una volta la legge della giungla prevedeva la sopraffazione del più forte sul più debole, oggi, nella giungla moderna, chi è economicamente più forte, a tutti i livelli della scala sociale, impone la sua legge e determina ogni aspetto della vita dei più deboli, senza lasciare alternative.

La Dittatura di vecchia memoria oggi si chiama Democrazia con lo Spread.
I vari Pinochet in divisa, portati al potere dalle ricette neoliberiste applicate con solerzia, sono stati sostituiti da sobri personaggi in giacca e cravatta; le persone non perdono le case sotto i bombardamenti ma perché vengono messe nelle condizioni non poter più fare fronte ai propri debiti; il soggiorno obbligato è stato sostituito dalla "libera" scelta di mettere centinaia o migliaia di km tra il posto di lavoro e i propri affetti familiari.



Balzac non è stato profetico: ci mette di fronte al fatto, purtroppo, che certi personaggi sono sempre esistiti. Lo scrittore, in quanto tale, di-svela e permette quella presa di coscienza che è necessaria al capire. L'interpretazione del presente attraverso la lettura del passato e l'interpretazione del passato attraverso la lettura del presente sono esercizi fondamentali. 
 


mercoledì 1 febbraio 2012

Galimberti U.. Esibizione di sé e perdita dell'identità nell'omologazione


Esibizione di sé e perdita dell'identità nell'omologazione

"Ma quando le istanze del conformismo e dell' omologazione lavorano per portare alla luce ogni segreto, per rendere visibile ciascuno a ciascuno, per togliere di mezzo ogni interiorità, come un impedimento, ogni riservatezza come un tradimento, per non permettere ad alcuno di vivere e lavorare in case e uffici che non siano di vetro, per apprezzare ogni volontaria esibizione di sé come fatto di sincerità se non addirittura di salute psichica, allora,come vuole l'espressione di Heidegger: "il terribile è già accaduto" perché il terribile è l'omologazione totale della società fin nell'intimità dei singoli individui.
Di qui la necessità di rivendicare i diritti del pudore: [...] anche e soprattutto per sottrarre l'individuo a quei processi omologazione in cui ciascuno di noi rischia di perdere il proprio nome."

da: Le cose dell'amore
di: Umberto Galimberti
Feltrinelli 2010

Lascio a chi legge l'elenco delle tante trasmissioni televisive che potrebbero servire di esempio o i riferimenti alla rete (social - network, blog, siti), quando usata in tale modo.