sabato 31 marzo 2012

L'attualità di G.G.Belli

 Le banche non prestavano soldi ai poveracci anche allora

LA CASSA DE SCONTO


Dar Popolo pe annà a li Du' Mascelli

Su la Piazza de Spaggna a mmano manca
In fonno a la Piazzetta Miggnanelli,
Ve viè de petto una facciata bbianca.

Llì, a llettere ppiù ggranne de ggirelli

Tutti indorati, sce sta scritto: Bbanca
Romana. Ebbè, ccurrete, poverelli,
Ché de prìffete llì nnun ce n'amanca.

Sta bbanca inzomma è una scuperta nova
Pe ddispenzà cquadrini a cchi li chiede
In qualunque bbisoggno s'aritrova.
Sortanto sc'è cche sta Bbanca Romana,

Com'ha ddetto quarcuno che cciaggnéde,
Capissce poco la lingua itajjana.

1 dicembre 1834

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

LA CASSA DI SCONTO

Dal Popolo per andare ai Due Macelli sulla Piazza di Spagna a sinistra in fondo alla Piazzetta Mignanelli, vi viene di petto una facciata bianca. Lì, a lettere più grandi di fuochi d'artificio tutti dorati, ci sta scritto: Banca Romana. Ebbene, correte, poverelli, perché di denaro lì non ne manca. Questa banca insomma è una scoperta nuova per dispensare quattrini a chi li chiede in qualunque bisogno si trova. Soltanto c'è che questa Banca Romana, come ha detto qualcuno che ci andò, capisce solo la lingua italiana.
La banca come forma di usura legalizzata che lucra sui risparmi dei piccoli per prestare solo ai ricchi che, spesso, sono propri azionisti cointeressati ai quali non si chiede alcuna garanzia.

mercoledì 28 marzo 2012

Roma tra arte e natura Villa Doria Pamphilj

                          

Roma è anche Villa Pamphilj con il suo verde che incastona l'arte: luogo di ritrovo anche per correre, giocare, mangiare sull'erba e prendere il sole restando sempre a contatto con architettura e scultura. Moltitudini di romani all'aria aperta lontano dal traffico per ritrovare ritmi naturali nel parco più esteso della capitale.


A quattro passi dal Gianicolo si trova Villa Doria Pamphilj, ancbe detta Bel Respiro, creata nel 1644-52 per Camillo Pamphilj, nipote di quel Papa Innocenzo X che volle rendere splendida Piazza Navona. A metà '800, a seguito dei danni causati dai combattimenti per la Repubblica romana (le palle di cannone sono ancora visibili nel muro ai lati dell'entrata), furono apportati ampliamenti e profonde modifiche nel disegno del verde.
Alla villa si accede, oltre che dalla Via S.Pancrazio del video, anche dalla via Olimpica (a scorrimento veloce) e da quella via Donna Olimpia, sfondo alle vicende del romanzo Una vita violenta di P.P.Pasolini che abitò nella limitrofa via Fonteiana, che divide i due nuclei di...

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martedì 27 marzo 2012

M.V.Llosa: ricchezza e sfruttamento


Lo sfruttamento e il sopruso, dice Llosa, sono alla base della ricchezza dei paesi industrializzati.

Provenivano tutti dal villaggio di Bonginda, nella parte alta del fiume Congo, dove, non avendo completato le quote del caucciù la Force Publique aveva portato a termine un'operazione punitiva dura quanto quella di Walla. […] in questo modo avrebbe avuto una visione precisa del modo in cui la Compagnia di Julio C.Arana violava le leggi e l'etica nei suoi rapporti con i nativi. […] Roger domandò a Tizòn se credeva che tutte le bilance della Pervian Amazon Company nel Putumayo fossero state manomesse come quelle di Occidente per far credere agli indios di aver raccolto meno caucciù. Tizòn, che aveva perduto ogni capacità di dissimulazione, si limitò a stringersi nelle spalle: “Non lo so, signori. La sola cosa che so è che qui tutto è possibile”. […] Juan Tizòn li informò che Normand riceveva da circa cinque anni il venti per cento del Caucciù raccolto a Matanzas e un “premio” di duecento sterline annuali se il rendimento superava quello dell'anno precedente. […] la rovina della Peruvian Amazon Company, e , pertato, la sua. Una notte, bevendo whisky tiepido, Tizòn confidò a Roger che tutto il suo patrimonio, con l'eccezione di una casa a Lima, era investito in azioni della Compagnia. […] Herbert concordò completamente con lui: avevano toccato con mano che la vera ragione per la quale gli europei si trovavano in Africa non aera aiutare l'africano a uscire dal paganesimo e dalla barbarie, bensì sfruttarlo con una cupidigia senza limiti per l'abuso e per la crudeltà.



da Il sogno del celta
di Mario Vargas Llosa
Einaudi 2011



Si può gridare contro l'immigrato che, abbandonando con dolore la terra a cui sono legati tutti i suoi ricordi ed affetti, cerca un'esistenza dignitosa altrimenti impossibile per quanto hanno fatto in passato gli europei in cerca di facili guadagni?





È cessato lo sfruttamento o si sta cercando di universalizzarlo in forma moderna profittando della crisi creata dallo stesso sistema capitalistico?

La crisi, che massacra i più deboli e lascia indenni i più ricchi, è forse funzionale all'imposizione di nuovi rapporti decisamente sfavorevoli per i lavoratori che divengono maggiormente ricattabili?



Il premio annuale e la percentuale di produzione garantita a Normand nel libro somiglia a certe forme di compenso garantite a managers e amministratori delegati attuali?

Lo stesso si può dire del cointeressamento economico del manager che lo spinge a perpetrare ogni forma di abuso che si riesce a garantire ai fini della maggiore produttività e redditività dell'azienda?

...


venerdì 23 marzo 2012

Leggendo G.G.Belli sui ricchi e la corruzione: …


Soprusi e malaffare di ieri e di oggi

CUER CHE SSA NNAVlGÀ STA SSEMPRE A GGALLA 
 
 Si ppe 'ggni bbirbaria de sto paese
Un povèta fascessi un ritornello,
E lo mannassi pe le stampe, cuello
Guadaggnerebbe un tern'-a-ssecco ar mese.
    Cqua mme risponni tu: sto maganzese
Potrìa 'mmannisse pe vviaggià in Castello,

Dov'er guadammio der zu' ggiucarello
Sì e nno jj'abbasterebbe pe le spese.
    Mó tte reprico io cche nu lo sai
Tu er praticà de sto paese bbuffo:
Cqua cchi ha ccudrini, nun ha ttorto mai.
    Bbasta de curre a ttempo co lo sbruffo:
Eppoi, senza pericolo de guai,
Spaccia puro pe ffresco er pane muffo.

  Terni, 9 novembre 1832

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

QUELLO CHE SA NAVIGARE STA SEMPRE A GALLA

Se per ogni mascalzonata di questo paese un poeta facesse un ritornello, e lo mandasse alle stampe, quello guadagnerebbe un terno secco al mese. Qua mi rispondi tu: questo traditore potrebbe prepararsi per andare a Castello, dove il guadagno del suo giochetto sì e no gli basterebbe per le spese. Ora ti replico io che non lo sai l'andazzo di questo paese buffo: qua chi ha quattrini, non ha mai torto. Basta che corre in tempo per la mazzetta: e poi, senza pericolo di guai, spaccia pure per fresco il pane ammuffito.


Il poeta di ieri i giornalisti di oggi

Pubblicando la denuncia delle innumerevoli malefatte si diventerebbe ricchi ma si rischia di essere querelati (vedi i problemi creati a Gabanelli, Formigli e tanti altri), di mangiarsi i guadagni in parcelle per gli avvocati, e di finire in galera.
Solo chi ha i soldi non viene mai condannato, ungendo le ruote giuste ci si può permettere ogni cosa e restare impunito.


Episodio vero narrato da Mario Bosi

Il Belli, essendo stato derubato di una splendida tabacchiera d'argento che gli era molto cara, si recò a Montecitorio, allora sede della Polizia, perché fossero avviate delle ricerche per ritrovarla. Ottenne solo di consiglio di rivolgersi ad una certa persona e, con il grande sdegno dell'uomo onesto che era, si accorse che la Polizia lo aveva mandato a trattare direttamente con il capo dei ladri.

giovedì 22 marzo 2012

Grossman V.: il rapporto tra colpa e indole


La tragicità del rapporto tra colpa e scelta

E il disprezzo peggiore era per Zucenko, un prigioniero di guerra in servizio all'ingresso della camera a gas del turno del mattino. Aveva sempre stampato sul viso una specie di sorriso puerile, e perciò odioso.[...] (Chmel'kov) Aveva scelto di vivere, non c'era altro che desiderasse, ma le morti a cui cercare scampo erano almeno dieci: non voleva morire di fame o di freddo né di diarrrea emorragica, non voleva finire con nove grammi di metallo in testa, non voleva gonfiarsi per un enfisema né lasciare che il cuore gli si riempisse dell'acqua che gli saliva su dai piedi. Non era un criminale, lui, prima faceva il parrucchiere a Kerc e nessuno aveva mai avuto da ridire sulla sua persona, né i vicini di casa, né i padroni al lavoro, né gli amici con cui beveva vino, mangiava pesce affumicato e giocava a domino. Non aveva niente in comune con Zucenko, pensava. Certe volte, però, gli pareva che tra loro ci fosse un'unica, minima differenza: l'umore con cui andavano a lavorare . E cosa poteva importare , a Dio e agli uomini, che uno fosse allegro e l'altro no? Il lavoro restava lo stesso.
Gli sfuggiva una cosa, tuttavia. Zucenko non turbava perché era più colpevole di lui. Zucenko gli faceva orrore perché era nato mostro, e questo lo scagionava. Lui, invece, Chmel'kov, era nato uomo, non mostro.
Capiva confusamente che con i nazisti per chi voleva restare uomo la svelta era semplice: non la vita, ma la morte.



da Vita e destino
di Valilij Grossman
Adelphi 2011


Chmel'kov è turbato perché ritiene che Zucenko, nato mostro, merita di essere scagionato mentre lui, invece, era nato uomo.


                         

Nel compiere un'azione riprovevole, la colpa è inversamente proporzionale alla bontà dell'indole individuale?

Fino a che punto la paura può giustificare certe scelte?

Basta lo spirito con cui si compie un'azione, che si sa essere riprovevole, per scagionare dalla colpa?


mercoledì 21 marzo 2012

Roma e i suoi burattini

                       

Roma e la tradizione dei burattini in Italia da Pulcinella a Pinocchio: personaggi che si ritrovano negli spettacoli per i bambini, ma anche per gli adulti, che fanno parte del nostro patrimonio culturale, dal teatro alla letteratura, e della tradizione popolare. G.G.Belli già nel 1832 citava il Casotto vagante dei burattini nel sonetto Li teatri de Roma.
Il Casotto dei Burattini in Roma
Bartolomeo Pinelli 1815
Anche allora davanti al casotto dei burattini si radunavano stranieri e non, di ogni ceto sociale o livello culturale. I due personaggi principali erano Pulcinella e Rugantino. Veniva rappresentata la voce del popolo romano, che assisteva impotente alle ingiustizie di un governo corrotto e incapace preoccupato solo della propria immagine. Fu un Pasquino ambulante che sapeva rappresentare la cronaca famigliare della povera gente, sempre alle prese con le difficoltà della vita. Il casotto di legno ricoperto di vecchia tela dipinta veniva portato per le piazze di Roma, prima fra tutte piazza Navona.

martedì 20 marzo 2012

Vargas Llosa e la morte portata dal caucciù


Le punizioni per il mancato adempimento degli obblighi variavano. Per l'aver consegnato meno delle quantità stabilite di alimenti e di caucciù, la pena erano colpi di chicote, mai meno di venti e a volte fino a cinquanta o cento. Molti dei castigati si dissanguavano e morivano. Gli indigeni che fuggivano – assai pochi – sacrificavano la loro famiglia perché, in quel caso, le loro donne restavano come pegno nelle maisons d'otages che la Force Publique aveva in tutte le guarnigioni. […]
Il criterio è uno solo: quando i mariti consegnano le quote dovute, possono riprendersi le loro donne.
  • E se non lo fanno?
Il capitano si strinse nelle spalle.
- Alcune riescono a scappare – disse, senza guardarlo, abbassando la voce. - Altre, se le prendono i soldati e ne fanno la loro donna. Queste sono quelle che hanno maggior fortuna. Alcune diventano pazze e si ammazzano. Altre muoiono di dolore, di colera e di fame. Come ha visto, quasi non hanno da mangiare.


da Il mondo del celta
di Mario Vargas Llosa
Einaudi 2011

 
            

Vargas Llosa in Il sogno del celta ci ricorda quanti in Africa e in Amazzonia sono morti perché costretti, da rappresentanti del mondo industrializzato, a raccogliere quello stesso caucciù che oggi vediamo usato per fabbricare i proiettili da sparare sui discendenti degli schiavizzati di allora.

sabato 17 marzo 2012

Vargas Llosa e i vari volti del colonialismo


Frate Austin aveva assicurato ad Alice che, nei sei giorni della rivolta, in mezzo ai bombardamenti e alle sparatorie, con le esplosioni che distrugggevvano tetto, muri e balconi e andavano trasformando il centro di Dublino in un arcipelago di incendi e di cucmuli di macerie fumanti e insanguinate, mai avava cessato di vedere, che andavano e venivano aggrappate ai manubri come amazzoni alle loro cavalcature, e pedalare furiosamente, quegli angeli in gonnella, serene, eroiche, imperterrite, sfidando le pallottole, con messaggi e informazioni per tentare di rompere l'isolamento che la strategia dell'Esercito britannico voleva imporre ai rivoltosi isolandoli prima di schiacciarli.
- Quando non poterono più fungere da staffette, perché gli inglesi avevano occupato tutte le strade e la circolazione era impossibile, molte presero le pistole e i fucili dei loro mariti, padri e fratelli e si misero a combattere – disse Alice. - Non soltanto Constance Markievicz dimostrò che non tutte le donne appartengono al sesso debole. Molte combatterono come lei e morirono o furono ferite con le armi in pugno.

da Il sogno del celta
di Mario Vargas Llosa
Einaudi 2011


Queste righe ci ricordano la lotta del popolo irlandese che insorse contro il potere coloniale britannico.
Roger Casement, protagonista del romanzo e personaggio storicamente esistito, si rende conto che il colonialismo assume varie forme, attraverso imprese commerciali, governi corrotti e cointeressamenti di quanti hanno capitali investiti in affari lucrosi.
Investimenti redditizi perché basati sullo sfruttamento delle popolazioni, la cui vita viene trasformata in un inferno, in Africa come in Amazzonia.
Di qui la presa di coscienza che anche il suo paese dove lottare per liberarsi da questo ulteriore tipo di colonialismo.

Uomini senza diritti, sfruttamento del lavoro, condizioni di vita rese precarie, ricatto costante esercitato da un potere estraneo, personaggi che fingono di portare sviluppo e progresso, interessi finanziari sommersi, corruzzione...sono i tanti temi del libro.
Solo del libro?

Il 17 marzo è una giornata che ricordo facilmente perché, avendo frequentato una scuola irlandese, mi ritrovavo ogni anno a festeggiare S.Patrizio patrono d'Irlanda.

giovedì 15 marzo 2012

Roma: Al Gianicolo il tradizionale sparo di mezzogiorno

                          
DAVANTI AD UNO SPLENDIDO PANORAMA IL COLPO DI CANNONE SI RINNOVA OGNI GIORNO

A Roma, sul Gianicolo, ogni giorno alle 12 si rinnova il cosiddetto sparo di mezzogiorno che attira tanti turisti informati. Da questo luogo si può godere uno splendido panorama che spazia sui luoghi più importanti, da Piazza Venezia fino a Castel S.Angelo passando per il Pantheon.



Dal primo dicembre 1847

Per risalire alle origini del tradizionale “botto” di mezzogiorno, che fu sparato il primo dicembre 1847 da Castel S.Angelo, bisogna leggere quanto scritto sul Diario di Roma del giorno precedente.

A maggior comodo del pubblico, affine di ovviare al disordine che può non di rado arrecare il diverso andamento di tanti orologi in questa Capitale, per ordine superiore cominciando da domani 1o dicembre un colpo di cannone tirato dal forte S.Angelo annunzierà ogni dì alla popolazione il vero istante e preciso del mezzogiorno, quale appunto dovrebb'esser in par tempo indicato da tutti gli orologi ben regolati della città”.


Lo sparo del cannone da Castel S.Angelo dava l'avvio al suono delle campane delle chiese romane.
Dal 1904 lo sparo avviene sul Gianicolo usando un obice, la cui bocca da fuoco fu strappata all'esercito austro-ungarico nella prima guerra mondiale.

martedì 13 marzo 2012

Roma raccontata da G.G.Belli


LA GGIRÀNNOLA DER 34
Ce fussi a la ggirànnola jjerzera?
Ma eh? cche ffuntanoni! eh? cche scappate!
Quante bbattajjerie! che ccannonate!
Cristo, er monno de razzi che nun c'era!
E la vedessi quela lusce nera
C'ussciva da le fiamme illuminate?
Nun paréveno furie scatenate
Che vvienissin'a ffà nnas'e pprimiera?
E ll'Angelo che stava in de l'interno
De quer fume co ttutto er zu' palosso,
Nun pareva un demonio de l'inferno?
E 'r foco bbianco? e 'r foco verde? e 'r rosso?
Disce che inzino a cquelli der Governo
Je parze avé sti tre ccolori addosso!

6 aprile 1834

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti

 
vedi sul Sito collegato alla pagina Roma e il Belli che trovi sulla barra di navigazione del blog per avere: notizie sulla cosa, foto, immagini e il passaggio dal romanesco all'italiano

sabato 10 marzo 2012

Bigelow e Grossman: la guerra, a volte, come una droga



The hurt locker: artificieri dell'esercito americano in azione in Iraq.
Il film rende il senso di tensione e paura che attanaglia il militare in un luogo in cui i civili odiano coloro che vengono percepiti come invasori e dove la morte può prendere le sembianze di qualsiasi cosa e di qualsiasi essere umano, anche di un cadavere imbottito di esplosivo.
La paura, che a volte crea dipendenza come una droga, viene assaporata come un piacere inebriante per l'adrenalina che mette in circolo, sapendo che si è di fronte ad una sfida per non morire. Abilità a confronto: la sfida tra l'artificiere e chi ha preparato l'ordigno esplosivo è quasi una partita a scacchi che si ripete ogni volta. La bomba è come il nemico in una città occupata: non si sa quale modalità userà per mimetizzarsi, per agire, per uccidere. L'incubo del periodo di missione

"Quando la giornata è fatta solamente di frastuono e sei immerso fino alle orecchie nel calderone della guerra, non la vedi, la tua vita, non la capisci: serve almeno un passo indietro. Solo dalla riva lo sguardo coglie tutta l'imponenza del fiume. Eri davvero tu, qualche minuto prima, in quella furia di acqua e schiuma?"

cambia l'atteggiamento dell'individuo verso chi gli è vicino e verso la società, ogni carattere trova un suo modo di reagire per non soccombere.
La tentazione, in qualche caso, di uccidere o non salvare il compagno d'armi perché troppo spesso mette a repentaglio la vita dei componenti del gruppo.
Come al solito, il film mostra i militari dell'esercito di occupazione americano vestire i panni delle vittime di una popolazione ostile ed infida, sempre pronta a simulare per poi uccidere a tradimento gli eroi.
Gli abitanti locali vengono presentati come persone senza problemi che passano il loro tempo a godersi ,impassibili, dai balconi, l'eventuale spettacolo di un americano che potrebbe morire, come se quella bomba da disinnescare, nella realtà, non ucciderebbe anche loro. La variante è il gruppo di civili che si fingono ingenui e poi fanno esplodere un ordigno che uccide l'ufficiale americano buono, rivelando così tutta la loro perfida indole.


Citazione:
da Vita e destino
di Vasilij Grossman
Adelphi 2011


Per un tuffo nella realtà guarda il video



USA 2008
GENERE: Guerra DURATA: 130′ VISIONE CONSIGLIATA: G
CRITICA: 4 PUBBLICO: 3 (giudizio da Morandini 2010)
REGIA: Kathryn Bigelow
ATTORI: Jeremy Renner, Anthony Mackie, Brian Geraghty, Christian Camargo, Evangeline Lilly, Ralph Fiennes, David Morse, Guy Pearce

Oltre ad averlo scritto e diretto, la Bigelow l'ha anche coprodotto.
Fotografia: B. Ackroyd. Montaggio: B. Murawski e C. Innis
Musicato da M. Beltrami e B. Sanders.
Girato in Giordania, vicino al confine con l'Iraq, e a Vancouver.

Nella versione in DVD gli Extra risultano di scarso rilievo 
 


martedì 6 marzo 2012

Grossman V. : lager nazisti e lager stalinisti


        Persecuzioni: l'Altro negato nei lager
                              

Il maggiore Ersov conosceva la vita del lager, vedeva quanto fossero forti la corruzione, la paura, la brama di riempirsi le budella; e vedeva che molti erano pronti a barattare la camicia dì ordinanza con il capotto azzurro e le mostrine di Vlasov. Vedeva l'abbattimento, la piaggeria, la malafede e la rassegazione, vedeva l'orrore in risposta all'orrore, vedeva come tutti restavano paralizzati di fronte al distintivo di un Sicherheitsdienst. [...] Gli disse della fame di certi conoscenti al villaggio che erano morti, di vecchie che avevano perso il senno e di bambini più leggeri di una balalajka o di un pollo. Gli disse delle urla degli affamati, giorno e notte, di izbe sbarrate e finestre cieche.Disse al figlio dei cinqanta giorni di viaggio, in inverno, in un carro bestiame con il tetto sfondato, di morti rimasti per giorni insieme ai vivi. Gli disse di quanto avevano camminato e delle donne con i bambini in braccio. Anche sua madre, malata, aveva dovuto camminare , trascinandosi avaanti con la febbre e la mente annebbiata. Gli disse di quando li avevano portati nel bosco, in inverno, senza una baracca né una capanna, e di come avevano iniziato una nuova vita accendendo falò, dormendo su giacigli di rami dì abete, sciogliendo la neve per berla, seppellendo i morti... "Così ha voluto Stalin" concluse il padre


da Vita e destino
di Vasilij Grossman
Adelphi 2011



Il lager come luogo di persecuzione durante il nazismo, lo stalinismo o in ogni altro momento della storia e del presente in cui delle minoranze vedono la vita divenire un inferno. Primo di una serie dedicata alle persecuzioni di ogni epoca e luogo nei confronti di ogni Altro negato.
Il lavoro sul video parte dalle foto scattate ad un monumento di Cuneo di cui ho scritto in un post precedente. 







lunedì 5 marzo 2012

Roma: fontana in Piazza Navona


Alla nereide della fontana di piazza Navona piace l'uccello

foto D.Bajani

da lì ratta tolse il guardo pudica
ma ritrovandolo in nuovo sembiante
alla bocca spontaneo corse il sorriso

Rimasta disadorna fino al 1878, la fontana posta sul lato Nord di piazza Navona vide aggiungersi le sculture di Gregorio Zappalà rappresentanti nereidi, putti e cavalli. Naturalmente quella che zampilla è Acqua Vergine.


L'Eva del Peccato originale di Michelangelo sicuramente era tutto meno che pudica.
 


ER PRIMO BOCCONE

Qual è ttra li peccati er più ppeccato
C'abbi fatto ppiù mmale a ttutt'er monno?
Quello primo? Gnornò: manco er ziconno,
O er terzo, o er quarto. Er quinto-gola è stato.

Pe una meluccia, c'averà ccostato
Mezzobbaiocco, stamo tutti a ffonno!
Pe questo er zeggno de st'ossetto tonno
Qua immezzo de la gola c'è rrestato.

Vedi che ber zervizzio ce faceva
Quer cornuto d'Adamo, nun zia mai,
Co quella jotta puttanaccia d'Eva,

Si mai Dio Padre, c'ha ttalento assai,
Nun mannava er fij'unico c'aveva
Giù in terra a rippezzà ttutti li guai.

Roma, 21 novembre 1831


Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti