sabato 13 luglio 2013

Juan Downey - The Looking Glass1 - video

                       


mostrare in diretta come Narciso cade nell'acqua, come quest'immagine si moltiplichi (per un effetto di squeeze zoom], si annienti nel teschio disanamorfosato degli Ambasciatori di Holbein affinchè possa sorgere al posto appropriato, doppia tra i doppi che costellano questo percorso di specchi (per ordine d'apparizione in immagine: un direttore di museo, un venditore di specchi, un artista. una guida, una storica dell'arte femminista, uno storico dell'arte), ma più fortemente inscritto, diviso, manipolato, moltiplicato rispetto a ciascuno di essi, il corpo-immagine dell'artista come
viene cambiato dal video. È l'inizio di The Looking Glass di Juan Dow-ney: una passeggiata-divagazione sugli effetti dello specchio e del-l'occhio-sguardo nell'arte e nella cultura; un (frammento di) autoritratto en abìme in cui l'immagine di chi lo congegna si fonde nella massa dei segni che esso gli ricorda.26 La sua voce ci serve da filo tra le altre voci, il suo corpo diventa il maestro di cerimonie barocche che concorrono alle sue apparizioni-sparizioni. Quattro volte, in mezzo ad altre più ellittiche. Versailles, galleria degli Specchi: il viso è preso dal trucage, una cornice-video isola l'occhio o la parte bassa del viso, una luce entra nelle cornici e la neve rimpiazza il frammento di corpo isolato. Il Ealzar a Parigi, dove Barthes, dice la cronaca, consumò il suo ultimo pasto prima di essere travolto da un camioncino: è l'occasione di uno sdoppiamento allo specchio-immagine, tra il corpo reale e il suo riflesso, ma sfalsato, e proiettato, vibrante di una luce intensa, sostenuto da un dialogo ricostruito a partire da un passaggio di Frammenti di un discorso amoroso: «Ma non somiglio affatto a questo / Come lo sapete [...] Siete il solo che non potete mai vedere se non come immagine / Amo vedere il mio stesso occhio / Per il vostro proprio corpo, voi siete condannato al repertorio delle sue immagini».2' La terza scena si colloca al Prado: il narratore racconta come, durante l'estate del 1962, egli andasse ogni giorno al Prado a vedere Las Meninas e là vivesse un'esperienza erotica, simile a un orgasmo («Sentivo il mio corpo sparire dietro il busto di seta dell'infanta, la mia pelle diventava ocra e di una materia pittorica e febbricitante»). E da lì, questo effetto si propaga, di quadro in quadro, di luogo in luogo, secondo un'inquadratura che si ripete, in cui l'artista-narratore batte le mani, ordinando la circolazione degli elementi. Infine, l'epilogo: Narciso cade nell'acqua e muore una seconda volta; ed è l'occhio dilatato dell'autoritrattista che viene sottomesso al trucage iniziale, come se lo sguardo incantato retrocedesse in se stesso per tradurre l'impossibilità di vedere e di vedersi. E davvero annegando Narciso in sé che l'autoritratto si costruisce.



Da Fra le immagini (Raymond Belleur, Bruno Mondadori, 2007, Pearson Italia, Milano-Torino)