…
mostrare in diretta come Narciso
cade nell'acqua, come quest'immagine si moltiplichi (per un effetto
di squeeze zoom], si annienti nel teschio disanamorfosato degli
Ambasciatori di Holbein affinchè possa sorgere al posto appropriato,
doppia tra i doppi che costellano questo percorso di specchi (per
ordine d'apparizione in immagine: un direttore di museo, un venditore
di specchi, un artista. una guida, una storica dell'arte femminista,
uno storico dell'arte), ma più fortemente inscritto, diviso,
manipolato, moltiplicato rispetto a ciascuno di essi, il
corpo-immagine dell'artista come
viene cambiato dal video. È
l'inizio di The Looking Glass di Juan Dow-ney: una
passeggiata-divagazione sugli effetti dello specchio e
del-l'occhio-sguardo nell'arte e nella cultura; un (frammento di)
autoritratto en abìme in cui l'immagine di chi lo congegna si fonde
nella massa dei segni che esso gli ricorda.26 La sua voce ci serve da
filo tra le altre voci, il suo corpo diventa il maestro di cerimonie
barocche che concorrono alle sue apparizioni-sparizioni. Quattro
volte, in mezzo ad altre più ellittiche. Versailles, galleria degli
Specchi: il viso è preso dal trucage, una cornice-video isola
l'occhio o la parte bassa del viso, una luce entra nelle cornici e la
neve rimpiazza il frammento di corpo isolato. Il Ealzar a Parigi,
dove Barthes, dice la cronaca, consumò il suo ultimo pasto prima di
essere travolto da un camioncino: è l'occasione di uno sdoppiamento
allo specchio-immagine, tra il corpo reale e il suo riflesso, ma
sfalsato, e proiettato, vibrante di una luce intensa, sostenuto da un
dialogo ricostruito a partire da un passaggio di Frammenti di un
discorso amoroso: «Ma non somiglio affatto a questo / Come lo sapete
[...] Siete il solo che non potete mai vedere se non come immagine /
Amo vedere il mio stesso occhio / Per il vostro proprio corpo, voi
siete condannato al repertorio delle sue immagini».2' La terza scena
si colloca al Prado: il narratore racconta come, durante l'estate del
1962, egli andasse ogni giorno al Prado a vedere Las Meninas e là
vivesse un'esperienza erotica, simile a un orgasmo («Sentivo il mio
corpo sparire dietro il busto di seta dell'infanta, la mia pelle
diventava ocra e di una materia pittorica e febbricitante»). E da
lì, questo effetto si propaga, di quadro in quadro, di luogo in
luogo, secondo un'inquadratura che si ripete, in cui
l'artista-narratore batte le mani, ordinando la circolazione degli
elementi. Infine, l'epilogo: Narciso cade nell'acqua e muore una
seconda volta; ed è l'occhio dilatato dell'autoritrattista che viene
sottomesso al trucage iniziale, come se lo sguardo incantato
retrocedesse in se stesso per tradurre l'impossibilità di vedere e
di vedersi. E davvero annegando Narciso in sé che l'autoritratto si
costruisce.
Da Fra le
immagini (Raymond Belleur, Bruno
Mondadori, 2007, Pearson Italia, Milano-Torino)