martedì 20 marzo 2012

Vargas Llosa e la morte portata dal caucciù


Le punizioni per il mancato adempimento degli obblighi variavano. Per l'aver consegnato meno delle quantità stabilite di alimenti e di caucciù, la pena erano colpi di chicote, mai meno di venti e a volte fino a cinquanta o cento. Molti dei castigati si dissanguavano e morivano. Gli indigeni che fuggivano – assai pochi – sacrificavano la loro famiglia perché, in quel caso, le loro donne restavano come pegno nelle maisons d'otages che la Force Publique aveva in tutte le guarnigioni. […]
Il criterio è uno solo: quando i mariti consegnano le quote dovute, possono riprendersi le loro donne.
  • E se non lo fanno?
Il capitano si strinse nelle spalle.
- Alcune riescono a scappare – disse, senza guardarlo, abbassando la voce. - Altre, se le prendono i soldati e ne fanno la loro donna. Queste sono quelle che hanno maggior fortuna. Alcune diventano pazze e si ammazzano. Altre muoiono di dolore, di colera e di fame. Come ha visto, quasi non hanno da mangiare.


da Il mondo del celta
di Mario Vargas Llosa
Einaudi 2011

 
            

Vargas Llosa in Il sogno del celta ci ricorda quanti in Africa e in Amazzonia sono morti perché costretti, da rappresentanti del mondo industrializzato, a raccogliere quello stesso caucciù che oggi vediamo usato per fabbricare i proiettili da sparare sui discendenti degli schiavizzati di allora.