Pensò Rinaldo alquanto, e poi rispose: - Una donzella dunque de' morire perché lasciò sfogar ne l'amorose sue braccia al suo amator tanto desire? Sia maladetto chi tal legge pose, e maladetto chi la può patire! Debitamente muore una crudele, non chi dà vita al suo amator fedele. 64 Sia vero o falso che Ginevra tolto s'abbia il suo amante, io non riguardo a questo: d'averlo fatto la loderei molto, quando non fosse stato manifesto. Ho in sua difesa ogni pensier rivolto: datemi pur un chi mi guidi presto, e dove sia l'accusator mi mene; ch'io spero in Dio Ginevra trar di pene. 65 Non vo' già dir ch'ella non l'abbia fatto; che nol sappiendo, il falso dir potrei: dirò ben che non de' per simil atto punizion cadere alcuna in lei; e dirò che fu ingiusto o che fu matto chi fece prima li statuti rei; e come iniqui rivocar si denno, e nuova legge far con miglior senno. 66 S'un medesimo ardor, s'un disir pare inchina e sforza l'uno e l'altro sesso a quel suave fin d'amor, che pare all'ignorante vulgo un grave eccesso; perché si de' punir donna o biasmare, che con uno o più d'uno abbia commesso quel che l'uom fa con quante n'ha appetito, e lodato ne va, non che impunito? 67 Son fatti in questa legge disuguale veramente alle donne espressi torti; e spero in Dio mostrar che gli è gran male che tanto lungamente si comporti. - Rinaldo ebbe il consenso universale, che fur gli antiqui ingiusti e male accorti, che consentiro a così iniqua legge, e mal fa il re, che può, né la corregge.