Cristicchi,
come chiunque altro accenda un riflettore su tematiche rimaste
nell'ombra, è di sicuro utile per aiutare a capire questioni
complesse.
È
positivo fare discutere sulla situazione di disagio vissuta da
minoranze come quella cui appartiene Boris Pahor o, come fa
Audifreddi, sul rapporto tra negazionismo e documentazione storica o
sull'eventuale legislazione in merito.
Qualunque
sia la posizione assunta da Cristicchi, l'utilità sta nel fatto che
stimola a informarsi per capire qualcosa che non si conosceva.
“Qui
è proibito parlare” di Pahor mi fatto conoscere il dramma vissuto
da una minoranza, quella di lingua slava nella zona di Trieste, di
cui ero completamente all'oscuro.
“Necropoli”,
pure trattando del noto dramma dei campi di sterminio già trattato
da Levi e tanti altri, mi ha posto di fronte alla tragedia
psicologica vissuta dall'internato slavo che, quasi assiderato, può
provare il piacere fisico di una doccia calda, fonte di
sopravvivenza, ma che, allo stesso tempo, prova strazio dell'anima e
senso di colpa nel sapere che l'acqua è scaldata con fiamme
alimentate dai corpi dei suoi compagni di sventura.