venerdì 10 febbraio 2012

Grossman V.. L'amore, lo scrivere

"Quando Strum beveva il tè pensndo al lavoro e bofonchiando in preda alla malinconia, Ljudmila guardava gli occhi che aveva baciato, i ricci che si era passata tra le dita, le labbra che l'avevano sfiorata, le ciglia, le soprecciglia, le mani dalle dita minute e deboli a cui aveva tagliato le unghie dicendo: "Sciattone mio...".
Sapeva tutto di lui: che prima di dormire leggeva libri per bembini, e quali smorfie faceva quando si metteva in ghingheri per una relazione sull'emissione di neutroni. Sapeva che gli piaceva il borsc all'ucraina, con i fagioli, e che si lamentava nel sonno, rigirandosi nel letto. Sapeva che il tacco della scarpa sinistra gli si consumava prima del destro e che sporcava sempre i polsini delle camicie; sapeva che gli piaceva dormire con due guanciali; sapeva della sua segreta paura di attraversare le piazze, conosceva l'odore della sua pelle e la forma dei buchi sui suoi calzini. Sapeva cosa canticchiava quando aveva fame ed era ora di pranzo, e sapeva com'erano fatte le unghie dei suoi alluci; sapeva come lo chiamava la madre da piccolo, a due anni; sapeva che quando camminava trascinava i piedi; sapeva il nome dei ragazzini con cui aveva fatto a botte alle elementari."

da Vita e destino
di Vasilij Grossman
Adelphi 2011

Scrivere come di-svelamento di quanto, non percepito, è sotto gli occhi di tutti.
Un affetto, fatto di attenzione e di attenzioni per la persona che sta accanto, viene suggerito attraverso parole semplici che descrivono banali atti del vivere quotidiano.
L' avere osservato tutto dell'altro, l'averne ascoltato con interesse i ricordi, l'averne accettato i difetti, l'avere sorriso di fronte ad espressioni o atteggiamenti infantili, la tenerezza in piccoli gesti d'affetto, l'avere capito le preferenze ed avere assecondato.
Scrivere come trasposizione sulla pagina delle proprie e delle altrui emozioni vissute per empatia, rifuggendo da quelle forme di estetismo vuoto in cui prevale la predilezione per la bellezza o la musicalità delle parole. Uno sgrardo che scava le sedimentazioni emozionali stratificatesi nell'anima al contatto con la vita.


Grossman (Vasilij Semënovic), scrittore ucraino (Berdicev, Ucraina, 1905 - Mosca 1964). Dopo una serie di novelle e racconti giovanili, cominciò a pubblicare nel 1937, a puntate su una rivista, la sua prima opera di grande respiro, il romanzo Stepan Kolcugin, dedicato alla nascita del movimento bolscevico e alla prima guerra mondiale, abbandonandone la stesura nel 1940, allo scoppio della seconda guerra mondiale. Dalle sue esperienze di inviato speciale al fronte trasse numerosi racconti e articoli, raccolti in volume nel 1946 con il titolo Gli anni della guerra, nonché il romanzo Il popolo è immortale (1943), che racconta dell'eroica
resistenza e abnegazione dei civili sovietici durante l'avanzata tedesca. Alla guerra è
dedicato anche il romanzo seguente, Per una giusta causa, la cui prima parte, apparsa nel 1952, suscitò polemiche tanto aspre che l'autore fu costretto a
sospenderne la pubblicazione; due anni dopo gli stessi capitoli vennero presentati con ampie correzioni, tendenti a ricondurre l'opera ai toni trionfalistici della letteratura di guerra più ufficiale, ma il seguito non venne pubblicato. Caduto in disgrazia, Grossman continuò a scrivere nei suoi ultimi anni in una condizione di totale ostracismo; di questo periodo sono le sue opere maggiori: il romanzo Tutto scorre, composto tra il 1955 e il 1963 e pubblicato per la prima volta in Francia nel 1970, in cui viene dato un quadro amaro e polemico dell'URSS del dopoguerra; e la continuazione ideale di Per una giusta causa, l'ampio romanzo La vita e il destino, che, edito in Svizzera nel 1980, è stato giudicato dalla critica occidentale il capolavoro della narrativa di guerra sovietica.
(da Rizzoli Larousse 2000)