mercoledì 19 agosto 2020

Saskia Sassen, Evgeny Morozov & Jakob Augstein: DEMOCRACY IN THE DIGITAL AGE:

Opposition to Western democracies is being intensified by the influence of digitalisation. We are only now beginning to understand the new spheres in which the formation of political intentions is taking place. The course we set today will determine where spaces for civil society will open up and where they will close down in the future. We need to develop technology and democracy in unison
Symposium
re:claim autonomy! Self-empowerment in the digital world order, 05.12.2016, Berlin

martedì 18 agosto 2020

Beethoven : E. Reggiani - Beethoven oltre la leggenda, mito, mistica: un approccio cultural-musicologo

1° incontro del ciclo #BTHVN2020 Ludwig van Beethoven nel 250° della nascita
a cura di Enrico Reggiani (Università Cattolica del Sacro Cuore)
"L'immagine di Beethoven che sopravvive nella memoria dei posteri è costituita da un miscuglio di impressioni prodotte dalle opere e di frammenti biografici, i quali constano in gran parte di leggende e di aneddoti. [..] Dal fatto ovvio che un'opera rappresenta un documento su un compositore, in quanto testimonia della sua facoltà immaginativa, si passa all'ipotesi problematica che gli elementi espressivi contenuti in essa siano riflessi della sua vita". Tuttavia, altrettanto ovvia è la constatazione che "non è sicuro che si possa parlare della totalità di un''opera' senza metterla in relazione con la totalità di una vita". Esiste una mediazione possibile tra l'approccio biografico e quello analitico? A prima vista, "la distinzione tra circostanze biografiche e validità estetica contesta il metodo genetico, ma non lo distrugge; esso può essere salvato mettendo al posto del soggetto biografico un soggetto estetico che è presente nell'opera stessa". Queste lungimiranti riflessioni metodologiche di Carl Dahlhaus (1928-1989), tratte da Beethoven e il suo tempo (1990), sono una luminosa stella polare nell'anno delle celebrazioni del 250° anniversario della nascita del Genio di Bonn e una potente risorsa verso una sempre più matura conoscenza e un sempre più consapevole apprezzamento della sua Arte.
In continuità con precedenti serie di incontri proposte presso la Casa della Cultura nel 2016 (La musica (classica) è cultura. Sei pilastri del canone cultural-musicologico europeo tra 18° e 20° secolo), nel 2017 (1917: i linguaggi della musica. Sei protagonisti della scena cultural-musicologica di un secolo fa) e nel 2018 (Tre secoli di pianoforte: linguaggi, culture, economie), ognuno dei quattro appuntamenti del ciclo #BTHVN2020. Ludwig van Beethoven nel 250° della nascita si concentrerà su un aspetto emblematico e paradigmatico dell'esperienza beethoveniana. Ciascun aspetto verrà esemplificato mediante l'"ascolto cultural-musicologico" di una composizione che verrà esaminata per evidenziarne quanto Lawrence Kramer, uno dei massimi esponenti della Cultural Musicology, ha definito "musical subjectivity in history". Obiettivo ultimo del ciclo è far sperimentare ai partecipanti una fruizione musicale culturalmente consapevole e un approccio interdisciplinare ai brani musicali proposti che consenta di individuarne ed interpretarne le principali componenti cultural-musicologiche.
Il ciclo #BTHVN2020. Ludwig van Beethoven nel 250° della nascita è rivolto a studenti universitari, ad allievi delle varie istituzioni musicali, a docenti di discipline musicali negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, a musicisti e musicologi di ogni età e a tutti gli appassionati musicofili con le più diverse competenze professionali e/o amatoriali.

domenica 16 agosto 2020

Beethoven: Beethoven e la forma-sonata / Enrico Reggiani #BTHVN2020


2° incontro del ciclo #BTHVN2020 Ludwig van Beethoven nel 250° della nascita a cura di Enrico Reggiani (Università Cattolica del Sacro Cuore) "L'immagine di Beethoven che sopravvive nella memoria dei posteri è costituita da un miscuglio di impressioni prodotte dalle opere e di frammenti biografici, i quali constano in gran parte di leggende e di aneddoti. [..] Dal fatto ovvio che un'opera rappresenta un documento su un compositore, in quanto testimonia della sua facoltà immaginativa, si passa all'ipotesi problematica che gli elementi espressivi contenuti in essa siano riflessi della sua vita". Tuttavia, altrettanto ovvia è la constatazione che "non è sicuro che si possa parlare della totalità di un''opera' senza metterla in relazione con la totalità di una vita". Esiste una mediazione possibile tra l'approccio biografico e quello analitico? A prima vista, "la distinzione tra circostanze biografiche e validità estetica contesta il metodo genetico, ma non lo distrugge; esso può essere salvato mettendo al posto del soggetto biografico un soggetto estetico che è presente nell'opera stessa". Queste lungimiranti riflessioni metodologiche di Carl Dahlhaus (1928-1989), tratte da Beethoven e il suo tempo (1990), sono una luminosa stella polare nell'anno delle celebrazioni del 250° anniversario della nascita del Genio di Bonn e una potente risorsa verso una sempre più matura conoscenza e un sempre più consapevole apprezzamento della sua Arte. In continuità con precedenti serie di incontri proposte presso la Casa della Cultura nel 2016 (La musica (classica) è cultura. Sei pilastri del canone cultural-musicologico europeo tra 18° e 20° secolo), nel 2017 (1917: i linguaggi della musica. Sei protagonisti della scena cultural-musicologica di un secolo fa) e nel 2018 (Tre secoli di pianoforte: linguaggi, culture, economie), ognuno dei quattro appuntamenti del ciclo #BTHVN2020. Ludwig van Beethoven nel 250° della nascita si concentrerà su un aspetto emblematico e paradigmatico dell'esperienza beethoveniana. Ciascun aspetto verrà esemplificato mediante l'"ascolto cultural-musicologico" di una composizione che verrà esaminata per evidenziarne quanto Lawrence Kramer, uno dei massimi esponenti della Cultural Musicology, ha definito "musical subjectivity in history". Obiettivo ultimo del ciclo è far sperimentare ai partecipanti una fruizione musicale culturalmente consapevole e un approccio interdisciplinare ai brani musicali proposti che consenta di individuarne ed interpretarne le principali componenti cultural-musicologiche. Il ciclo #BTHVN2020. Ludwig van Beethoven nel 250° della nascita è rivolto a studenti universitari, ad allievi delle varie istituzioni musicali, a docenti di discipline musicali negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, a musicisti e musicologi di ogni età e a tutti gli appassionati musicofili con le più diverse competenze professionali e/o amatoriali.

venerdì 14 agosto 2020

Cina: Laozi "La via del Dao e la formazione del daoismo" - Attilio Andreini

Il ciclo di lezioni del Centro Studi Religiosi "Fondatori di religioni. Carisma individuale e contesto sociale all’origine delle tradizioni religiose (II)" si articola in cinque conferenze, in programma tra febbraio e aprile 2020, e vuole approfondire la riflessione sul rapporto che sussiste tra l’origine delle religioni e l’opera del loro fondatore, così cercando di comprendere quali aspetti della religione corrispondano alla rappresentazione del suo fondatore che viene tramandata nei secoli.
La prima conferenza, dal titolo "Laozi. La via del Dao e la formazione del daoismo", è stata tenuta da Attilio Andreini  (Professore di Lingue e letterature della Cina all'Università Ca’ Foscari di Venezia).

mercoledì 12 agosto 2020

Octavio Paz: «El laberinto de Octavio Paz» Documental

El documental «El laberinto de Octavio Paz» ofrece una amplia visión de la producción de un autor que siempre afirmó que la verdadera biografía de un poeta no está en los sucesos de su vida, sino en su obra. Pero también dedica especial atención a episodios o etapas fundamentales de su vida: los años que vivió en la India, donde ejerció como embajador de México entre 1962 y 1968 y escribió algunas de las obras mayores; la visita a España en 1937 para asistir al Congreso Internacional de Escritores para la Defensa de la Cultura, o el fulgurante encuentro con Marie Jo Tramini, primero en Delhi y después en París. Con una duración de 85 minutos, «El laberinto de Octavio Paz» contiene análisis y testimonios de 25 especialistas en la obra del premio Nobel de Literatura 1990. El Instituto Cervantes ha recabado la opinión de, entre otros, los escritores Mario Vargas Llosa, Jorge Edwards, Hugo Hiriart, Elena Poniatowska y Alberto Ruy Sánchez; los poetas Pere Gimferrer, Ida Vitale y Jean-Clarence Lambert, primer traductor de Paz al francés; los ensayistas Juan Villoro, Juan Malpartida y Christopher Domínguez Michael; los sanscritistas Óscar Pujol y Juan Arnau; los críticos de arte Juan Manuel Bonet y Fernando Castro Flórez; el pintor Vicente Rojo; la hispanista china Shihua He, así como Hans Meinke, editor de las obras completas del escritor mexicano. Con guion y dirección de José María Martínez y realización, montaje y postproducción de Adela Iriarte, el documental recorre la obra de uno de los mayores escritores en español y una de las figuras más influyentes de la cultura contemporánea.

domenica 9 agosto 2020

Roma ed i suoi poeti: Ricordiamo Trilussa, il poeta dai versi in romanesco che satireggarono anche sul Fascismo

La settimana Incom 00696 del 28/12/1951
Ricordiamo Trilussa.
Descrizione sequenze:studio di Trilussa ; Trilussa seduto alla scrivania legge una sua poesia ; persone entrano in uno degli edifici dello zoo di Roma ; Anna Magnani di fronte ad un pubblico recita al microfono una poesia di Trilussa, il poeta degli animali parlanti ; tra il pubblico, il sindaco di Roma ed altre autorità ;

sabato 8 agosto 2020

Evgeny Morozov: Digital Power and Its Discontents | After Democracy

Evgeny Morozov during this speech at Centro per l'Arte Contemporanea
Luigi Pecci talks about the importance of the new data question, its
political ramifications, and how it connects to broader political
economic and political debates of today (about inequality, possible
unemployment due to automation, lack of trust in democratic
institutions). I plan to highlight the ways in which the digitization of
society and economy - as long as it's conducted on terms favorable to
big technology platforms - will disadvantage most of us as well as
outline some of the strategies and tactics to fight back, including
having a more robust political debate about data ownership, the adequacy
of existing property rights for data, and the ways in which organized
political resistance can be mounted, both locally and internationally.
My main message would be that even though delegating more and more power
to big technological intermediaries might temporarily resolve some of
our problems, in the long run we'll pay dearly for that.

venerdì 7 agosto 2020

OCTAVIO PAZ | Debate: El compromiso de los intelectuales

18 jun 1987 - Debate modera el debate sobre el compromiso de los
intelectuales con la sociedad, en el que participan Mario Vargas Llosa,
Octavio Paz, Jorge Semprún, Fernando Savater, Juan Goytisolo y Manuel
Vázquez Montalbán.

giovedì 6 agosto 2020

"Theo" Angelopoulos : The Hunters (Οι Κυνηγοί) - (1977) sub eng

The Hunters" (Οι Κυνηγοί). Is a 1977 Greek dramatic art film directed by Theodoros Angelopoulos. It was entered into the 1977 Cannes Film Festival.
On New Year's Eve, a bourgeoisie group of hunters finds the frozen body of a long dead WWII partisan fighter. They spend the night debating what to do with it, which reveals their sins from the war and leads to their symbolic punishment.
Part 3 of the "Trilogy of History"

mercoledì 5 agosto 2020

Enrico Reggiani: Beethoven compositore tra musica e letteratura

"L'immagine di Beethoven che sopravvive nella memoria dei posteri è costituita da un miscuglio di impressioni prodotte dalle opere e di frammenti biografici, i quali constano in gran parte di leggende e di aneddoti. [..] Dal fatto ovvio che un'opera rappresenta un documento su un compositore, in quanto testimonia della sua facoltà immaginativa, si passa all'ipotesi problematica che gli elementi espressivi contenuti in essa siano riflessi della sua vita". Tuttavia, altrettanto ovvia è la constatazione che "non è sicuro che si possa parlare della totalità di un''opera' senza metterla in relazione con la totalità di una vita". Esiste una mediazione possibile tra l'approccio biografico e quello analitico? A prima vista, "la distinzione tra circostanze biografiche e validità estetica contesta il metodo genetico, ma non lo distrugge; esso
può essere salvato mettendo al posto del soggetto biografico un soggetto estetico che è presente nell'opera stessa". Queste lungimiranti riflessioni metodologiche di Carl Dahlhaus (1928-1989), tratte da Beethoven e il suo tempo (1990), sono una luminosa stella polare nell'anno delle celebrazioni del 250° anniversario della nascita del Genio di Bonn e una potente risorsa verso una sempre più matura
conoscenza e un sempre più consapevole apprezzamento della sua Arte.
In continuità con precedenti serie di incontri proposte presso la Casa della Cultura nel 2016 (La musica (classica) è cultura. Sei pilastri del canone cultural-musicologico europeo tra 18° e 20° secolo), nel 2017 (1917: i linguaggi della musica. Sei protagonisti della scena cultural-musicologica di un secolo fa) e nel 2018 (Tre secoli di pianoforte: linguaggi, culture, economie), ognuno dei quattro appuntamenti del ciclo #BTHVN2020. Ludwig van Beethoven nel 250° della nascita si concentrerà su un aspetto emblematico e paradigmatico dell'esperienza beethoveniana. Ciascun aspetto verrà esemplificato mediante l'"ascolto cultural-musicologico" di una composizione che verrà esaminata
per evidenziarne quanto Lawrence Kramer, uno dei massimi esponenti della Cultural Musicology, ha definito "musical subjectivity in history". Obiettivo ultimo del ciclo è far sperimentare ai partecipanti una fruizione musicale culturalmente consapevole e un approccio interdisciplinare ai brani musicali proposti che consenta di individuarne ed interpretarne le principali componenti cultural-musicologiche.
Il ciclo #BTHVN2020. Ludwig van Beethoven nel 250° della nascita è rivolto a studenti universitari, ad allievi delle varie istituzioni musicali, a docenti di discipline musicali negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, a musicisti e musicologi di ogni età e a tutti gli appassionati musicofili con le più diverse competenze professionali e/o amatoriali.

sabato 1 agosto 2020

Proverbi: citazione sulla saggezza

"La via del saggio è come la luce dell'alba che va crescendo fino a giorno perfetto"

 Proverbi 4, 18

Theo Angelopoulos : The Beekeeper (Ο Μελισσοκόμος) Il Volo - sub eng . (Venice International Film Festival 1986)

The
film is the second installment in Angelopoulos's "trilogy of silence", preceded by Voyage to Cythera and followed by Landscape in the Mist.
The Beekeeper was nominated for the Golden Lion in the 43rd Venice International Film Festival. The film was the first of Angelopoulos's to use an already well-known actor, in this case, Marcello Mastroianni, who by the time has won the Best Actor award at the 1970 Cannes Film Festival once and has been nominated for the Best Actor at the 50th Academy Awards once.
Part 2 of the ,,Trilogy of Silence"

Confucio: citazione sul corretto comportamento

"Dolce ma fermo, autorevole ma non autoritario, gentile ma naturale" 

Confucio Dialoghi VII, 37

a Roma si dice... : "Somari e innamorati canteno a maggio"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)

"Somari e innamorati canteno a maggio" 

mese degli amori anche per gli asini
"maggio mette 5 gambe agli asini"

venerdì 31 luglio 2020

El circulo perfecto (Subtítulos en castellano)

Theo Angelopoulos: Reconstruction (Αναπαράσταση) - (1970) sub eng

Is a 1970 Greek dramatic black and white independent art film directed by Theo Angelopoulos. It is the director's first feature film. While based on true events, it transcends them to recall the ancient myths of the Atrides and Clytemnestra.
In 1986, the Greek Film Critics Association named it the third-best Greek film in history.

giovedì 30 luglio 2020

Boualem Sansal: "Ecrire dans la violence du monde"

Conférence donnée par Boualem Sansal dans le cadre de la 49e session des Rencontres internationales de Genève "Fictions. Penser le monde par la littérature", le 26 septembre 2016. Introduction par Michel Porret. Suivie d'une table ronde animée par François Rosset (UNIL). Avec Boualem Sansal, Marc Atallah (Maison d’Ailleurs) et Pascale Kramer (écrivaine). "Depuis longtemps sans doute, et de plus en plus de nos jours, la violence s’étend sur le monde, dans un mouvement conquérant et totalitaire. Elle repense le monde, le reconfigure, selon ses volontés et ses besoins. Forcées par la mondialisation consumériste, la dictature du politiquement correct et l’expansion islamiste, nos vies nous échappent. Les institutions démocratiques, issues des Lumières, sont toutes en perte de vitesse. Ni la politique, ni la philosophie, n’offrent de perspectives crédibles. Et la littérature, peut-elle nous aider à nous remettre en question et rebâtir un cadre de vie en adéquation avec nos aspirations ? La réponse est certainement oui, si elle s’engage et qu’elle sache réinventer les Lumières."

Bibbia: citazione sulla superficialità

"l'abbandono della sapienza
uccide gli sciocchi,
e la noncuranza rovina gli stolti"


Proverbi I,32

martedì 28 luglio 2020

Theo Angelopoulos: Days of '36 (Μέρες του '36) - 1972 sub eng

Girato nel 1972, durante la dittatura dei Colonnelli, ricorre a "l'estetica del non detto" (l'attenuazione della litote o l'omissione dell'ellissi) per passare la censura. Osa fare un parallelo tra quella dittatura e quella di Metaxas del '36. L'importante è ciò che accade fuori campo, dietro le porte chiuse o sussurrato. Usa un linguaggio antinaturalistico di straniamento brechtiano che mira a non coinvolgere emotivamente lo spettatore e a metterlo in rapporto critico con ciò che vede. Il fascismo favorito dai silenzi e dalla corruzione della classe dirigente. In evidenza le pressioni di un gruppo politico economico inglese. L'antagonismo di classe messo in immagini e suoni nella scena del grammofono.

Bibbia: citazione sulla cupidigia

"La cupidigia uccide quelli che domina" 

Bibbia, Proverbi 1, 19

Erri De Luca: citazione di paesaggi verbali

"Le nuvole confondevano il vento, smembrandosi in corsa e il vento corrreva e ringhiava da cane pastore per tenerle unite in branco...
Verso sera...il sole scendeva e chiamava tutto il cielo a rompersi e a sparire"


Erri De Luca NON ORA NON QUI

a Roma si dice... : "Je porterebbe l'acqua co' l'orecchie"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)

"Je porterebbe l'acqua co' l'orecchie" 

gli porterei l'acqua con le orecchie

ad indicare l'affetto e la servizievolezza di una persona per un'altra

lunedì 27 luglio 2020

Confucio: citazione sulla superficialità e mancanza d'impegno

"Conoscere la virtù senza coltivarla, accumulare conoscenze senza approfondirle, sentir parlare del Giusto senza praticarlo, vedere i propri difetti senza correggerli: ecco ciò che mi preoccupa!"
 

Confucio Dialoghi VII, 3

Erri De Luca - Parlando di poesia e di poeti

a Roma si dice... : "Mejo ne le mutanne che su le banne"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)

"Mejo ne le mutanne che su le banne" 

gli attributi virili è meglio possederli che vantarli, meglio la sostanza che l'apparenza.
 

Pio IV Medici interrogato sul perché le otto palle dello stemma gentilizio della sua casa si fossero ridotte a sei rispose "perché due le porto sempre con me"

domenica 26 luglio 2020

Erri De Luca: presenta il romanzo La Natura Esposta al Festivaletteratura Mantova 2016

Akira Mizubayashi + Dissuasion : pourrait-on se passer de la bombe atomique ?

Nagasaki e Hiroshime, più di 200-000 morti civili. Due isole di cui si era stabilito di sterminare la popolazione. Le conseguenze per i sopravvissuti continuano ancora oggi con malformazioni di vario genere. Nessuno ha mai portato gli USA davanti ad un tribunale per crimini di guerra.

a Roma si dice... : "Mejo pesta' 'na merda che 'n fregnone"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)

"Mejo pesta' 'na merda che 'n fregnone" 

meglio non imbattersi mai in persone stupide

Theo Angelopoulos: Alexander the Great (Ο Μεγαλέξανδρος) - (Mostra di Venezia 1980)

Like to present you ,,Alexander the Great'' (Greek: Ο Μεγαλέξανδρος), Is a 1980 Greek film directed by Theo Angelopoulos. The film was financed by Angelopoulos himself along with the help of German and Italian television. The source text was The Book of Megalexandros and the Dilesi Massacre in 1972.

Angelopoulos has said on his own film: "The first thing to be said is that it's the most simple film I've made so far. Its progress is linear, and it hasn't developed its stylistic form in the course of editing like the other films. There are no chronological jumps--the film begins on New Year's Eve in 1900 and proceeds from there, except for the final sequence when the little Alexander becomes Megalexandros and goes towards the city. Which is a modern city--present-day Athens, in fact--in contrast to the rural, turn-of-the-century world of the rest of the film. When the little Alexander enters the city, he brings all the experience of the century with him. He has gained a total experience of life, sex and death, and over it there is a great question mark. How long will the night last, and when will a new day break?"

Nevermind...enjoy it anyways

Γιώργος Γιαννιάς - Σ' αγαπώ: TI AMO cantata in lingua originale

S'AGAPO Σ'αγαπώ TI AMO: canzone d'amore greca

SAGAPO' Σ'αγαπώ  TI AMO


Ti amo
Ci sono sere in cui cerco nei miei sogni
i miei vecchi amori che si sono persi nel tempo
che mi dicevano sempre che sarebbero rimasti al mio fianco
però nei momenti duri mi hanno lasciato da solo
 

Quanto mi sono staccato,
quanto mi sono stancato,
quanto ho aspettato affinché tu apparissi
come pioggia nella mia anima assetata

Ti amo,
non ho più nient'altro da ricordare
Voglio soltanto dormire tra le tue braccia
e osservare la tua forma quando mi sveglio

Ti amo,
non ho più nient'altro da aspettare
Tra le tue braccia nasco e muoio
e quello che ho sognato vivo solo al tuo fianco
Ti amo...

Tutta la mia vita, un viaggio strano,
ho cambiato sempre stazioni ma cercavo la fine
Gli amori hanno giocato il gioco del dolore
ed io ho chiesto la verità alla bugia

Quanto mi sono staccato,
quanto mi sono stancato,
quanto ho aspettato che tu apparissi
come pioggia nella mia anima assetata



sabato 25 luglio 2020

Roma: fotografata dal Fontanone al Gianicolo

ROMA LA CITTA' ETERNA
Sotto l'eternità di un cielo che è stato testimone di innumerevoli vicende storiche si distende languida la mia Roma dopo secoli d'Impero e di Papato. Un poco dimentica di quando i suoi Maggiori provenivano da ogni angolo da essa amministrato (avendo ricevuto automaticamente la cittadinanza romana sia che fossero nati sul continente europeo sia che provenissero da quello africano: Seneca da Spagna, Agostino da Algeria...) in qualche caso oggi si riempie la bocca col "latinorum" sul pro e contro dello "IUS SOLI" o con "PORCELLUM" di vario genere.
(foto Roma/ Italy, vista attraverso i miei occhi dal piazzale del Fontanone sopra il Gianicolo)
by Daniele Bajani

Theo Angelopoulos: Voyage to Cythera (Ταξίδι στα Κύθηρα) sub eng

   Is a 1984 Greek film directed by Theodoros Angelopoulos. It was entered into the 1984 Cannes Film Festival, where it won the ,,FIPRESCI'' Prize and the award for Best Screenplay.
Richard Bernstein of The New York Times was unfavorable toward the work; he stated that there were "extraordinary scenes", but argued that "when the end comes, the viewer is left [...] with the vague unsettled feeling that, aside from gaining the knowledge that exile is emptiness, two and a half hours in the presence of much onscreen joylessness has produced little satisfaction." Bernstein contended that Voyage to Cythera is "like a slightly too long allegory whose moral you just don't get." A reviewer for Time Out was mixed, writing, "The first half of the film [...] is suffused with that peculiar melancholy which Angelopoulos has made entirely his own. One begins to lose the
thread in the second half, however, when the old man and his wife are cast adrift on a symbolic voyage to Cythera, birthplace of Aphrodite"
Part 1 of the ,,Trilogy of Silence"

Erri De Luca: la montagna vista da un uomo di mare come il napoletano - citazione

"la neve la immaginavo metà latte e metà ovatta, lana della terra... arrivavano sciatori veloci come motoscafi e alzavano nuvole di neve come schiuma" 

(da Erri De Luca NON ORA NON QUI)

a Roma si dice... : "Mejo logra' le scarpe che la sedia" (ANTICHI DETTI ROMANESCHI)

"Mejo logra' le scarpe che la sedia" 

meglio logorare/consumare le scarpe che la sedia 

muoversi fa bene, questo sfata il pregiudizio che i romani sono pigri

venerdì 24 luglio 2020

Gianrico Carofiglio: "La misura del tempo" - in dialogo con Cristiana Perrella -

   
Gianrico Carofiglio che ha dialogato con la direttrice del Centro Pecci, Cristiana Perrella, sul suo personaggio più fortunato: l’avvocato Guido Guerrieri. Gianrico Carofiglio ha scritto racconti, romanzi, saggi. I suoi libri, sempre in vetta alle classifiche dei best seller, sono tradotti in tutto il mondo. Ha creato il popolarissimo personaggio dell'avvocato Guido Guerrieri. Per Einaudi ha scritto il racconto La doppia vita di Natalia Blum raccolto nell'antologia Crimini italiani (Stile libero 2008), Cocaina, con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo (Stile libero 2013 e e Super ET 2014), Una mutevole verità (Stile libero 2014, Super ET 2016 E Super ET 2018, Premio Scerbanenco), La regola dell'equilibrio (Stile libero 2014, Super ET 2016 e Super ET 2018), Passeggeri notturni (Stile libero 2016 e Super ET 2017), L'estate fredda (Stile libero 2016 e Super ET 2018), Le tre del mattino (Stile libero 2017 e Super ET 2019), La versione di Fenoglio (Stile Libero 2019) e La misura del tempo (2019). Nel 2016 è stato insignito del Premio Vittorio De Sica per la letteratura e del Premio speciale alla carriera della XVII edizione del premio letterario Castelfiorentino di Poesia e Narrativa.
"La misura del tempo"
Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario. Guido è tutt’altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza. Comincia cosí, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali. Un romanzo magistrale. Una scrittura inesorabile e piena di compassione, in equilibrio fra il racconto giudiziario – distillato purissimo della vicenda umana – e le note dolenti del tempo che trascorre e si consuma.
"Col passare del tempo alcuni luoghi della città mi ricordano sempre piú intensamente sensazioni e fantasticherie del passato remoto. Un’epoca di stupore. Ecco, certi luoghi della città mi fanno sentire nostalgia per lo stupore. Essere storditi dalla forza di qualcosa. Mi piacerebbe tanto, se capitasse di nuovo".

giovedì 23 luglio 2020

a Roma si dice... : "Poi fa', poi di', poi mugne, ma la cerqua nun fa brugne"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)

"Poi fa', poi di', poi mugne, ma la cerqua nun fa brugne" 

è un'impresa impossibile che non puoi compiere, come la quercia non può dare prugne.

Theo Angelopoulos: Lo Sguardo Di Ulisse - premiato a Cannes 1995

   
Lo sguardo di Ulisse è un film del 1995 diretto daTheo Angelopoulos, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes.
Il film venne dedicato a Gian Maria Volonté che morì per infarto durante le riprese e venne sostituito da Erland Josephson.  
Monologo finale:

Quando tornerò, tornerò indossando i vestiti di un altro uomo.
E con il nome di un altro uomo.
Il mio arrivo sarà inaspettato.
Se mi guarderai, non mi riconoscerai e dirai: "Non sei tu".
Io ti darò i segni per riconoscermi.
Ti dirò dell'albero di limone del tuo giardino; della finestra in fondo dove entra la luna; dei segni del tuo corpo... Segni d'amore.
E quando saliremo tremanti alla camera antica, tra una stretta e l'altra, tra un richiamo e l'altro, ti racconterò il viaggio... Per tutta la notte. E per tutte le notti che seguiranno.
Tra una stretta e l'altra, tra un richiamo e l'altro.
Tutta l'avventura umana, l'avventura che non ha mai fine.

CONOSCERE - ESPERIRE: riflessione

Guardando in tv documentari su luoghi di montagna o su città mi sono chiesto: perché il vederli non mi dà la stessa conoscenza dell'esserci stato? Ho provato a darmi una risposta.
Quella mediata è semplice informazione che contribuisce all'acquisizione di conoscenze, sollecita solo vista ed udito e si attua in due ambienti differenti. Il vissuto sollecita almeno quattro sensi e ci trova immersi nello stesso ambiente, per cui diventa un esperire che coinvolge tutto il nostro essere diventando parte di noi. Immerso in un ambiente, guardo e ascolto quello che mi sollecita, nello stesso tempo subisco l'influsso di odori, temperatura e fenomeni atmosferici che si sommano al mio umore del momento più o meno suggestionabile. Per non parlare della compagnia o della mancanza di essa. Sono suggestionabile e l'insieme si fissa in un momento di vissuto che rispunterà, forse in futuro, sotto forma di memoria involontaria. 
Mi chiedo se analogo ragionamento si debba estendere anche alle esperienze interpersonali social che oggi si possono sostituire facilmente con la App Replika, ottina per avere qualcuno con cui scambiare quattro chiacchere, di nostro gradimento in quanto programmata sulle caratteristiche proprie della nostra identità . Ci è stata mostrata in un film che vedeva il protagonista addirittura innamorarsi della voce con cui interagiva.

martedì 21 luglio 2020

Akira Mizubayashi: "Vivre en exilé linguistique"

Conférence par Akira Mizubayashi - "Vivre en étranger dans sa langue, construire d’autres mondes par une langue qui n’est pas la sienne"
"A la suite de deux rencontres qui relèvent du hasard, j’ai publié en 2011 mon premier livre en français intitulé Une langue venue d’ailleurs (col. « L’un est l’autre », Gallimard). Il se trouve que c’est aussi l’année de la catastrophe de Fukushima. Depuis cette date, j’écris essentiellement en français. Est-ce un exil ? Je l’ignore. Le travail d’écriture en français constitue-t-il un refuge ? Je n’en suis pas sûr. Pourquoi écris-je dans une langue qui n’est pas originellement la mienne ? Beaucoup d’écrivains français ou francophones d’origine étrangère habitent dans l’espace francophone. On les appelle, paraît-il, écrivains allophones. Or je ne suis pas un écrivain allophone. Un écrivain
allophone est un écrivain dont la langue maternelle ne correspond pas à la langue du pays qu’il habite. Je vis et travaille à Tokyo où l’on parle japonais, ma langue de naissance. Pourquoi écris-je en français alors que je vis dans un pays qui n’a pas cette langue en partage ? Ma causerie tournera autour de cette question lancinante."

Erri De Luca: citazione sul sentimento del pregare

"Quando prego non sono più madre, figlia, moglie. Sono io, separata da tutto, come fossi sola da sempre."

 Erri De Luca NON ORA NON QUI

sabato 18 luglio 2020

Imperatore Adriano: citazione a favore della cultura

"Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire." 


Imperatore Adriano,  costruì due enormi biblioteche, una greca e una latina, nel foro romano sul Palatino.

Maggiori notizie al link

Theo Angelopoulos: The Travelling Players (Ο Θίασος) La recita - sub eng (Cannes 1975)

a Roma si dice... : "Nun cià più denti pe' le fave"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)

"Nun cià più denti pe' le fave"

 è morto o sta per morire


I pagani commemoravano i morti a maggio mangiando le fave che maturano proprio in quel periodo.
Con il cristianesimo la commemorazione è stata spostata a novembre e per tradizione si mangiano le "fave dei morti",
biscotti a forma di fava,  in ricordo dell'antico costume appartenente alla scuola epicurea.

 

Confucio: citazione sulla via da seguire

 "Penetrare, meditando, le cose note, studiare senza posa cose nuove, insegnare senza tregua: questo almeno l'ho fatto?" 

Confucio Dialoghi VII, 2

venerdì 17 luglio 2020

INNO NAZIONALE ITALIANO: riflessione

Oggi ho sentito dei ragazzi di un centro estivo che cantavano a pappagallo l'inno nazionale e mi sono chiesto se ne capivano il contenuto e se era stato spiegato loro. Quanti sono gli italiani che, pur sapendolo cantare, non ne sanno il significato? 

 

Galeano: citazione a proposito della tragedia dell'uccidere

"Colui che uccide riceve nel suo corpo, benché non lo voglia o sappia, l'anima della sua vittima"
A proposito dei femminicidi e suicidi o degli incidenti mortali di cui c'è sempre un responsabile, mi sembra interessante questo credenza indios riportata da Galeano in Memoria del fuoco 1

Theo Angelopoulos: The Travelling Players (Ο Θίασος) La recita sub engl. - (Cannes 1975) Part I


giovedì 16 luglio 2020

a Roma si dice... : "Nun c'è rimasto che lucciole e fichi"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)

"Nun c'è rimasto che lucciole e fichi" 

non c'è rimasto niente, le lucciole hanno vita effimera e i fichi erano cibo per i poveri

i tempi cambiano ed oggi i fichi sono carissimi, solo per chi può permetterseli e le lucciole più che effimere sono proprio quasi sparite e ci ricordano la polemica di Pasolini

Trilussa e il Fascismo: "L'Eco" poesia in romanesco - testo con note storiche - Storia d'Italia


La grande parata militare in Via dell'Impero per la celebrazione della Festa dello Statuto
Giornale Luce B0901 del 10/06/1936

Trilussa e il Fascismo

L'Eco
Ve ricordate l'Eco
che passava la notte
sotto l'arcate rotte
der vicoletto ceco?
Doppo l'urtimi sfratti
fu l'Eco che rimase
ner vóto de le case
a piagne co' li gatti:
finché, persa la voce,
restò disoccupato
ner vicolo sbarrato
da du' palanche in croce.

Ma er giorno ch'er piccone
spianò le catapecchie,
l'Eco appizzò l'orecchie,
scappò da la priggione.
E in mezzo a quer via-vai
de carri e de cariole
in un mare de sole
che nun finiva mai,
s'intese più leggero
e corse a fa' le gare
appresso a le fanfare
su la via de l'Impero.

Allora solamente
capì che ne la vita
senza una via d'uscita
nun se combina gnente.

(1936)

L'Eco delle masse plaudenti alle manifestazioni del regime si sostituisce a quello della vita della povera gente ora “deportata” lontano dal Centro. Demolizioni e ricostruzione di un nuovo spazio in cui solo facendo Eco al regime si riesce a non avere problemi e combinare qualcosa.
.
La trasformazione urbanistica che ha dato luogo a via dei Fori Imperiali fu realizzata tra il 1931 e il 1933 annientando quella straordinaria parte della città papale stratificatisi nel Medioevo e nel Rinascimento sui resti dei Fori Imperiali di cui riproponeva la continuità ora spezzata dall'arteria.
Nel 1925/1926 si decide la demolizione dell'intera zona tra il Colosseo e piazza Venezia. I lavori, iniziati nell'agosto 1931, procedettero velocemente, senza badare a esigenze scientifiche di documentazione e stratigrafia, in vista dell'inaugurazione, che fu solo parziale, per il decennale della marcia su Roma per il 21/04/33.

Gravissime furono le conseguenze per il patrimonio storico, artistico, architettonico e ambientale: sacrificio di chiese e palazzi, monumenti superstiti rimasti avulsi da contesto originario, danni irreparabili al sottosuolo archeologico. Nel 1934 ci furono ulteriori demolizioni allo sbocco di via Cavour.
Viene usata per la prima volta la parola "borgata", termine usato in senso dispregiativo per un'area che non ha né la dignità di un quartiere né una dimensione rurale, quando gli abitanti del Foro di Cesare e del Foro di Traiano vengono "deportati" nella zona malarica di Acilia a 15 km da Roma. Borgate, alienate e alienanti su terreni insalubri, sono sorte durante il Fascismo tra il 1924 e il 1937 in seguito alle demolizioni delle costruzioni del Centro per riportare l'Urbe alle vestigia imperiali.
Alloggi costruiti velocemente con materiali scadenti, distanti dalla città e mal collegati, terra di confine fatta di lunghe file di palazzi per i reietti.
Borgate
Donna Olimpia: il primo "grattacielo"(9 piani) terminato nel 1932 in aperta campagna tra terreni fangosi e incolti nella Valle dei Canneti. Strade sterrate e buie, fogne che formano acquitrini maleodoranti, servizi pubblici quasi assenti. (Pasolini descriverà i giovani degli anni '50 provenienti da questo ambiente in “Ragazzi di vita”).
Garbatella: nel 1928 vengono costruiti "dormitori pubblici" con servizi in comune dove vengono "deportati" gli sfollati degli sventramenti di Bocca della Verità, largo Argentina, via Barberini, Campidoglio, Teatro Marcello, Spina di Borgo. Dal 1929 si cerca di dare una parvenza di decoro suddividendo gli spazi e creando abitazioni individuali.
Petralata: estremamente periferica, eretta in fretta senza alcun piano urbanistico nel 1932. Ai primi lunghi fabbricati di uno o due piani, nel 1937 si aggiungono costruzioni a tre o quattro piani.. Costruzioni con materiali scadenti in terreni malsani.
Gordiani: per gli sfollati del centro storico, abitazioni di 16 metri quadri, provviste di una sola finestra e senza sevizi igenici, acqua corrente e spazio per cucinare. Fitta scacchiera di strade sterrate con solo la via principale asfaltata.
 Dopo l'invasione dell'Etiopia iniziata nel 1935 e portata a termine il 1936 , sconfiggendo popolazioni mal armate per mezzo di armamenti pesanti e gas, ci fu la roboante dichiarazione di Mussolini dal balcone di Piazza Venezia"Abbiamo un Impero"

La proclamazione dell'impero: link al video LUCE https://youtu.be/MP--YCyJ1UE



mercoledì 15 luglio 2020

Confucio: sulla conscenza ed il suo controllo

"Il saggio allarga senza posa le sue conoscenze e da loro un ordine nei modi previsti" 

Confucio Dialoghi VI, 25

a Roma si dice... : "Ladro e ghiotto sotto cappotto"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)

"Ladro e ghiotto sotto cappotto" 

il ladro e il goloso agiscono entrambi di nascosto

Andrea Abati: Incontri di fotografia - 23.01.2019

 
Abati si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta. Punto di partenza del suo lavoro sono l’analisi delle trasformazioni del paesaggio architettonico industriale, l’osservazione simbolica della natura antropizzata, l’attenzione all'avvicendarsi delle genti e al mutamento del tessuto sociale della città attraverso un uso della fotografia come strumento di conoscenza e di relazione tra il sé e il mondo. Per l’artista abbandonare il concetto di opera e pensare di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica, può in certi momenti diventare prioritario. Dal 2008 si occupa anche di video.
Sito foto e articoli

martedì 14 luglio 2020

ALWAYS ON MY MIND - mente e bellezza arte creatività e innovazione

Marco Belpoliti - UOMINI IN GUERRA - 19 01 2016 al Centro Pecci

Francesco Jodice: Incontri di Fotografia | 13.03.2019 | Caleidoscopio.

 
Il 13 marzo 2019, Francesco Iodice è stato uno dei protagonisti del ciclo di incontri aperti al pubblico e dedicati alla fotografia presso il Centro Pecci nell'ambito del progetto "Caleidoscopio. Sguardi cangianti".
Francesco Jodice è nato a Napoli nel 1967. Vive a Milano. La sua ricerca artistica indaga i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo, con particolare attenzione ai fenomeni di antropologia urbana e alla produzione di nuovi processi di partecipazione. I suoi progetti mirano alla costruzione di un terreno comune tra arte e geopolitica, proponendo la pratica artistica come poetica civile. Insegna al Biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali e al Master in Photography and Visual Design presso NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. È stato tra i fondatori dei collettivi Multiplicity e Zapruder. Ha partecipato a grandi mostre collettive come Documenta, la Biennale di Venezia, la Biennale di São Paulo, la Triennale dell’ICP di New York, la seconda Biennale di Yinchuan e ha esposto al Castello di Rivoli (Torino), alla Tate Modern (Londra) e al Prado (Madrid). Tra i suoi progetti principali ci sono l’atlante fotografico What We Want, un osservatorio sulle modificazioni del paesaggio in quanto proiezione dei desideri collettivi, l’archivio di pedinamenti urbani The Secret Traces e la trilogia di film sulle nuove forme di urbanesimo Citytellers. I suoi lavori più recenti – Atlante, American Recordings e Sunset Boulevard – esplorano i possibili scenari futuri dell’Occidente.

ROMA DEL BELLI: La Basilica di Massenzio al Foro Romano in un sonetto, audio + note storico artistiche


ROMA DEL BELLI


La Basilica di Massenzio al Foro Romano

CAMPO VACCINO. I
    Guarda, Ghitano mia: eh? ddi', tte piasce? -
Che ggrannezza de Ddio! che ffrabbicona! -
Nun è ppiù mmejjo de Piazza Navona? -
Antro! E ccome se chiama? - Er Temp'inpasce.
    Senti, Ghitano, t'hai da fà ccapasce
Che, ppe sta robba, cqui nun ze cojjona. -
Nun fuss'antro la carcia! - Bbuggiarona!
E li mattoni? Sai quante fornasce! -
    E cqua cchi cciabbitava, eh sor Grigorio? -
Eh! ttanta ggente: e ttutti ricchi, sai?
Figurete che gguitto arifettorio! -
    Che ppalazzone! nun finissce mai! -
Che? Annava a la salita de Marforio,
Prima ch'er Turco nun je dassi guai!

Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti, 24 agosto 1830

Dai versi in romanesco alla prosa in italiano

CAMPO VACCINO. I (Foro Romano)
Guarda, Ghitano mia: eh? Dimmi, ti piace? -
che grandezza di Dio! Che grande costruzione! -
non è migliore di Piazza Navona? -
Altroché! E come si chiama? - Il Temp'inpace.
Senti, Ghitano, devi capire che, per queste cose, qui non si scherza. - Non fosse altro che per la calce! - Straordinario!
E i mattoni? Sai quante fornaci! -
E qui chi ci abitava, eh signor Gregorio? -
Eh! Tanta gente: e tutti ricchi, sai?
Figurati che refettorio miserabile! -
Che palazzone! Non finisce mai! -
Che? Andava alla salita di Marforio,
prima che il Turco non causasse guai!


Il naturale stupore di fronte alla grandiosità dei resti del passato, visto come un'irrecuperabile età dell'oro, negli occhi di chi vive in un

periodo di grande miseria con l'incubo di come sfamarsi.
Nel finale lascia però anche intendere che nulla sfugge alla dissoluzione visto che di tanta ricchezza e grandiosità restano solo scampoli archeologici.

Per saperne di più
Campo Vaccino è il Foro Romano dove, fino all'inizio del XIX sec., si tenne il mercato del bestiame (di ogni genere).
Er tempimpace (in romanesco = il me-la-piglio-comoda) era il nome con cui s'indicava la Basilica di  Massenzio.
“Fabbricona” luogo che nell'appellativo, oltre alle dimensioni, porta tutti i secoli del suo costituirsi.
Guitto per intendere, con ironia, l'esatto contrario di miserabile.
La salita di Marforio che si trovava tra il Campidoglio e il Foro di Cesare, in corrispondenza del Clivio Argentario, oggi non esiste più a causa delle demolizioni effettuate, durante il regime fascista, per l'apertura di via dei Fori Imperiali con lo scopo di celebrare  il decennale della marcia su Roma nel 1933.
La Roma del Belli che si era ridotta a 130.000 abitanti per la malaria, le epidemie e la mancanza di risorse, presentava gli alveari dei quartieri popolari accanto a grandiosi edifici e una popolazione costituita da una grande quantità di mendicanti, vagabondi e briganti che ricorreva da ogni genere di espedienti per sopravvivere.
Leopardi fu colpito dalle costruzioni immense e dalle strade interminabili.
 


La Basilica iniziata da Massenzio nel 306 fu portata a termine da Costantino nel 312 che la mutò nel suo orientamento aprendo l'ingresso su uno dei lati minori. Poggiante su una piattaforma (m100x65) a tre navate, di cui due laterali composte da tre campate intercomunicanti e coperte di volte a botte parallele, quella centrale, invece, 80x25 metri e alta 38 metri, coperta da tre volte a crociera gravitanti su pilastri rafforzati da colonne addossate confluente nella vasta e ricchissima abside terminale. I muri perimetrali erano aperti da un duplice ordine di finestre arcuate, da cui la luce irrompeva nei grandi vani creando effetti di luce particolari. L'architettura imperiale tocca il proprio acme espressivo.  Qui vediamo l'edificio basilicale che sopravviverà nel successiva basilica paleocristiana.
 

I resti visibili oggi appartengono alla navata destra dove si riconosce l'abside aggiunta da Costantino a fondale del nuovo ingresso sulla “via Sacra” (quello originario, cui corrispondeva un'abside con la statua colossale dell'imperatore oggi al palazzo dei Conservatori, dava sul Colosseo. Il tetto era coperto di lastre di bronzo dorato tolte da Onorio I nel 626 per coprire la prima basilica di S.Pietro. Oggi la basilica è teatro di eventi tra cui il Festival internazionale delle Letterature.

Il Belli imita nella grafia la lingua nella sua pronuncia, altrimenti avremmo:

    Guarda, Ghitano mia: eh? di', te piace? -
Che grannezza de Dio! che frabbicona! -
Nun è più mejjo de Piazza Navona? -
Antro! E come se chiama? - Er Temp'inpace.
    Senti, Ghitano, t'hai da fà capace
Che, pe sta robba, qui nun ze cojjona. -
Nun fuss'antro la carcia! - Buggiarona!
E li mattoni? Sai quante fornace! -
    E qua chi ciabbitava, eh sor Grigorio? -
Eh! tanta gente: e tutti ricchi, sai?
Figurete che guitto arifettorio! -
    Che palazzone! nun finisce mai! -
Che? Annava a la salita de Marforio,
Prima ch'er Turco nun je dassi guai!