ROMA DEL BELLI
La Basilica di Massenzio al Foro Romano
CAMPO VACCINO. IGuarda, Ghitano mia: eh? ddi', tte piasce? -
Che ggrannezza de Ddio! che ffrabbicona! -
Nun è ppiù mmejjo de Piazza Navona? -
Antro! E ccome se chiama? - Er Temp'inpasce.
Senti, Ghitano, t'hai da fà ccapasce
Che, ppe sta robba, cqui nun ze cojjona. -
Nun fuss'antro la carcia! - Bbuggiarona!
E li mattoni? Sai quante fornasce! -
E cqua cchi cciabbitava, eh sor Grigorio? -
Eh! ttanta ggente: e ttutti ricchi, sai?
Figurete che gguitto arifettorio! -
Che ppalazzone! nun finissce mai! -
Che? Annava a la salita de Marforio,
Prima ch'er Turco nun je dassi guai!
Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti, 24 agosto 1830
Dai versi in romanesco alla prosa in italiano
CAMPO VACCINO. I (Foro Romano)
Guarda, Ghitano mia: eh? Dimmi, ti piace? -
che grandezza di Dio! Che grande costruzione! -
non è migliore di Piazza Navona? -
Altroché! E come si chiama? - Il Temp'inpace.
Senti, Ghitano, devi capire che, per queste cose, qui non si scherza. - Non fosse altro che per la calce! - Straordinario!
E i mattoni? Sai quante fornaci! -
E qui chi ci abitava, eh signor Gregorio? -
Eh! Tanta gente: e tutti ricchi, sai?
Figurati che refettorio miserabile! -
Che palazzone! Non finisce mai! -
Che? Andava alla salita di Marforio,
prima che il Turco non causasse guai!
Il naturale stupore di fronte alla grandiosità dei resti del passato, visto come un'irrecuperabile età dell'oro, negli occhi di chi vive in un
periodo di grande miseria con l'incubo di come sfamarsi.
Nel finale lascia però anche intendere che nulla sfugge alla dissoluzione visto che di tanta ricchezza e grandiosità restano solo scampoli archeologici.
Per saperne di più
Campo Vaccino è il Foro Romano dove, fino all'inizio del XIX sec., si tenne il mercato del bestiame (di ogni genere).
Er tempimpace (in romanesco = il me-la-piglio-comoda) era il nome con cui s'indicava la Basilica di Massenzio.
“Fabbricona” luogo che nell'appellativo, oltre alle dimensioni, porta tutti i secoli del suo costituirsi.
Guitto per intendere, con ironia, l'esatto contrario di miserabile.
La salita di Marforio che si trovava tra il Campidoglio e il Foro di Cesare, in corrispondenza del Clivio Argentario, oggi non esiste più a causa delle demolizioni effettuate, durante il regime fascista, per l'apertura di via dei Fori Imperiali con lo scopo di celebrare il decennale della marcia su Roma nel 1933.
La Roma del Belli che si era ridotta a 130.000 abitanti per la malaria, le epidemie e la mancanza di risorse, presentava gli alveari dei quartieri popolari accanto a grandiosi edifici e una popolazione costituita da una grande quantità di mendicanti, vagabondi e briganti che ricorreva da ogni genere di espedienti per sopravvivere.
Leopardi fu colpito dalle costruzioni immense e dalle strade interminabili.
La Basilica iniziata da Massenzio nel 306 fu portata a termine da Costantino nel 312 che la mutò nel suo orientamento aprendo l'ingresso su uno dei lati minori. Poggiante su una piattaforma (m100x65) a tre navate, di cui due laterali composte da tre campate intercomunicanti e coperte di volte a botte parallele, quella centrale, invece, 80x25 metri e alta 38 metri, coperta da tre volte a crociera gravitanti su pilastri rafforzati da colonne addossate confluente nella vasta e ricchissima abside terminale. I muri perimetrali erano aperti da un duplice ordine di finestre arcuate, da cui la luce irrompeva nei grandi vani creando effetti di luce particolari. L'architettura imperiale tocca il proprio acme espressivo. Qui vediamo l'edificio basilicale che sopravviverà nel successiva basilica paleocristiana.
I resti visibili oggi appartengono alla navata destra dove si riconosce l'abside aggiunta da Costantino a fondale del nuovo ingresso sulla “via Sacra” (quello originario, cui corrispondeva un'abside con la statua colossale dell'imperatore oggi al palazzo dei Conservatori, dava sul Colosseo. Il tetto era coperto di lastre di bronzo dorato tolte da Onorio I nel 626 per coprire la prima basilica di S.Pietro. Oggi la basilica è teatro di eventi tra cui il Festival internazionale delle Letterature.
Il Belli imita nella grafia la lingua nella sua pronuncia, altrimenti avremmo:
Guarda, Ghitano mia: eh? di', te piace? -
Che grannezza de Dio! che frabbicona! -
Nun è più mejjo de Piazza Navona? -
Antro! E come se chiama? - Er Temp'inpace.
Senti, Ghitano, t'hai da fà capace
Che, pe sta robba, qui nun ze cojjona. -
Nun fuss'antro la carcia! - Buggiarona!
E li mattoni? Sai quante fornace! -
E qua chi ciabbitava, eh sor Grigorio? -
Eh! tanta gente: e tutti ricchi, sai?
Figurete che guitto arifettorio! -
Che palazzone! nun finisce mai! -
Che? Annava a la salita de Marforio,
Prima ch'er Turco nun je dassi guai!