venerdì 31 luglio 2020
Theo Angelopoulos: Reconstruction (Αναπαράσταση) - (1970) sub eng
Is a 1970 Greek dramatic black and white independent art film directed by Theo Angelopoulos. It is the director's first feature film. While based on true events, it transcends them to recall the ancient myths of the Atrides and Clytemnestra.
In 1986, the Greek Film Critics Association named it the third-best Greek film in history.
In 1986, the Greek Film Critics Association named it the third-best Greek film in history.
giovedì 30 luglio 2020
Boualem Sansal: "Ecrire dans la violence du monde"
Conférence donnée par Boualem Sansal dans le cadre de la 49e session des
Rencontres internationales de Genève "Fictions. Penser le monde par la
littérature", le 26 septembre 2016. Introduction par Michel Porret.
Suivie d'une table ronde animée par François Rosset (UNIL). Avec Boualem
Sansal, Marc Atallah (Maison d’Ailleurs) et Pascale Kramer (écrivaine).
"Depuis longtemps sans doute, et de plus en plus de nos jours, la
violence s’étend sur le monde, dans un mouvement conquérant et
totalitaire. Elle repense le monde, le reconfigure, selon ses volontés
et ses besoins. Forcées par la mondialisation consumériste, la dictature
du politiquement correct et l’expansion islamiste, nos vies nous
échappent. Les institutions démocratiques, issues des Lumières, sont
toutes en perte de vitesse. Ni la politique, ni la philosophie,
n’offrent de perspectives crédibles. Et la littérature, peut-elle nous
aider à nous remettre en question et rebâtir un cadre de vie en
adéquation avec nos aspirations ? La réponse est certainement oui, si
elle s’engage et qu’elle sache réinventer les Lumières."
Bibbia: citazione sulla superficialità
"l'abbandono della sapienza
uccide gli sciocchi,
e la noncuranza rovina gli stolti"
Proverbi I,32
uccide gli sciocchi,
e la noncuranza rovina gli stolti"
Proverbi I,32
mercoledì 29 luglio 2020
Confucio: citazione sull'origine della sapienza
"Non pretendo di essere nato sapiente. E' dalla mia passione per gli Antichi che attingo sapienza."
Confucio Dialoghi VII, 19
Confucio Dialoghi VII, 19
martedì 28 luglio 2020
Theo Angelopoulos: Days of '36 (Μέρες του '36) - 1972 sub eng
Girato nel 1972, durante la dittatura dei Colonnelli, ricorre a "l'estetica del non detto" (l'attenuazione della litote o l'omissione dell'ellissi) per passare la censura. Osa fare un parallelo tra quella dittatura e quella di Metaxas del '36. L'importante è ciò che accade fuori campo, dietro le porte chiuse o sussurrato. Usa un linguaggio antinaturalistico di straniamento brechtiano che mira a non coinvolgere emotivamente lo spettatore e a metterlo in rapporto critico con ciò che vede. Il fascismo favorito dai silenzi e dalla corruzione della classe dirigente. In evidenza le pressioni di un gruppo politico economico inglese. L'antagonismo di classe messo in immagini e suoni nella scena del grammofono.
Erri De Luca: citazione di paesaggi verbali
"Le nuvole confondevano il vento, smembrandosi in corsa e il vento corrreva e ringhiava da cane pastore per tenerle unite in branco...
Verso sera...il sole scendeva e chiamava tutto il cielo a rompersi e a sparire"
Erri De Luca NON ORA NON QUI
Verso sera...il sole scendeva e chiamava tutto il cielo a rompersi e a sparire"
Erri De Luca NON ORA NON QUI
a Roma si dice... : "Je porterebbe l'acqua co' l'orecchie"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)
"Je porterebbe l'acqua co' l'orecchie"
gli porterei l'acqua con le orecchie
ad indicare l'affetto e la servizievolezza di una persona per un'altra
gli porterei l'acqua con le orecchie
ad indicare l'affetto e la servizievolezza di una persona per un'altra
lunedì 27 luglio 2020
Confucio: citazione sulla superficialità e mancanza d'impegno
"Conoscere la virtù senza coltivarla, accumulare conoscenze senza approfondirle, sentir parlare del Giusto senza praticarlo, vedere i propri difetti senza correggerli: ecco ciò che mi preoccupa!"
Confucio Dialoghi VII, 3
Confucio Dialoghi VII, 3
a Roma si dice... : "Mejo ne le mutanne che su le banne"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)
"Mejo ne le mutanne che su le banne"
gli attributi virili è meglio possederli che vantarli, meglio la sostanza che l'apparenza.
Pio IV Medici interrogato sul perché le otto palle dello stemma gentilizio della sua casa si fossero ridotte a sei rispose "perché due le porto sempre con me"
gli attributi virili è meglio possederli che vantarli, meglio la sostanza che l'apparenza.
Pio IV Medici interrogato sul perché le otto palle dello stemma gentilizio della sua casa si fossero ridotte a sei rispose "perché due le porto sempre con me"
domenica 26 luglio 2020
Akira Mizubayashi + Dissuasion : pourrait-on se passer de la bombe atomique ?
Nagasaki e Hiroshime, più di 200-000 morti civili. Due isole di cui si
era stabilito di sterminare la popolazione. Le conseguenze per i
sopravvissuti continuano ancora oggi con malformazioni di vario genere.
Nessuno ha mai portato gli USA davanti ad un tribunale per crimini di
guerra.
a Roma si dice... : "Mejo pesta' 'na merda che 'n fregnone"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)
"Mejo pesta' 'na merda che 'n fregnone"
meglio non imbattersi mai in persone stupide
meglio non imbattersi mai in persone stupide
Theo Angelopoulos: Alexander the Great (Ο Μεγαλέξανδρος) - (Mostra di Venezia 1980)
Like to present you ,,Alexander the Great'' (Greek: Ο Μεγαλέξανδρος), Is a 1980 Greek film directed by Theo Angelopoulos. The film was financed by Angelopoulos himself along with the help of German and Italian television. The source text was The Book of Megalexandros and the Dilesi Massacre in 1972.
Angelopoulos has said on his own film: "The first thing to be said is that it's the most simple film I've made so far. Its progress is linear, and it hasn't developed its stylistic form in the course of editing like the other films. There are no chronological jumps--the film begins on New Year's Eve in 1900 and proceeds from there, except for the final sequence when the little Alexander becomes Megalexandros and goes towards the city. Which is a modern city--present-day Athens, in fact--in contrast to the rural, turn-of-the-century world of the rest of the film. When the little Alexander enters the city, he brings all the experience of the century with him. He has gained a total experience of life, sex and death, and over it there is a great question mark. How long will the night last, and when will a new day break?"
Nevermind...enjoy it anyways
Angelopoulos has said on his own film: "The first thing to be said is that it's the most simple film I've made so far. Its progress is linear, and it hasn't developed its stylistic form in the course of editing like the other films. There are no chronological jumps--the film begins on New Year's Eve in 1900 and proceeds from there, except for the final sequence when the little Alexander becomes Megalexandros and goes towards the city. Which is a modern city--present-day Athens, in fact--in contrast to the rural, turn-of-the-century world of the rest of the film. When the little Alexander enters the city, he brings all the experience of the century with him. He has gained a total experience of life, sex and death, and over it there is a great question mark. How long will the night last, and when will a new day break?"
Nevermind...enjoy it anyways
S'AGAPO Σ'αγαπώ TI AMO: canzone d'amore greca
SAGAPO' Σ'αγαπώ TI AMO
Ti amo
Ci sono sere in cui cerco nei miei sogni
i miei vecchi amori che si sono persi nel tempo
che mi dicevano sempre che sarebbero rimasti al mio fianco
però nei momenti duri mi hanno lasciato da solo
Quanto mi sono staccato,
quanto mi sono stancato,
quanto ho aspettato affinché tu apparissi
come pioggia nella mia anima assetata
Ti amo,
non ho più nient'altro da ricordare
Voglio soltanto dormire tra le tue braccia
e osservare la tua forma quando mi sveglio
Ti amo,
non ho più nient'altro da aspettare
Tra le tue braccia nasco e muoio
e quello che ho sognato vivo solo al tuo fianco
Ti amo...
Tutta la mia vita, un viaggio strano,
ho cambiato sempre stazioni ma cercavo la fine
Gli amori hanno giocato il gioco del dolore
ed io ho chiesto la verità alla bugia
Quanto mi sono staccato,
quanto mi sono stancato,
quanto ho aspettato che tu apparissi
come pioggia nella mia anima assetata
Ti amo
Ci sono sere in cui cerco nei miei sogni
i miei vecchi amori che si sono persi nel tempo
che mi dicevano sempre che sarebbero rimasti al mio fianco
però nei momenti duri mi hanno lasciato da solo
Quanto mi sono staccato,
quanto mi sono stancato,
quanto ho aspettato affinché tu apparissi
come pioggia nella mia anima assetata
Ti amo,
non ho più nient'altro da ricordare
Voglio soltanto dormire tra le tue braccia
e osservare la tua forma quando mi sveglio
Ti amo,
non ho più nient'altro da aspettare
Tra le tue braccia nasco e muoio
e quello che ho sognato vivo solo al tuo fianco
Ti amo...
Tutta la mia vita, un viaggio strano,
ho cambiato sempre stazioni ma cercavo la fine
Gli amori hanno giocato il gioco del dolore
ed io ho chiesto la verità alla bugia
Quanto mi sono staccato,
quanto mi sono stancato,
quanto ho aspettato che tu apparissi
come pioggia nella mia anima assetata
sabato 25 luglio 2020
Roma: fotografata dal Fontanone al Gianicolo
ROMA
LA CITTA' ETERNA
Sotto
l'eternità di un cielo che è stato testimone di innumerevoli
vicende storiche si distende languida la mia Roma dopo secoli
d'Impero e di Papato. Un poco dimentica di quando i suoi Maggiori
provenivano da ogni angolo da essa amministrato (avendo ricevuto
automaticamente la cittadinanza romana sia che fossero nati sul
continente europeo sia che provenissero da quello africano: Seneca da
Spagna, Agostino da Algeria...) in qualche caso oggi si riempie la
bocca col "latinorum" sul pro e contro dello "IUS
SOLI" o con "PORCELLUM" di vario genere.
(foto
Roma/ Italy, vista attraverso i miei occhi dal piazzale del Fontanone
sopra il Gianicolo)
by
Daniele Bajani
Theo Angelopoulos: Voyage to Cythera (Ταξίδι στα Κύθηρα) sub eng
Is a 1984 Greek film directed by Theodoros Angelopoulos. It was entered into the 1984 Cannes Film Festival, where it won the ,,FIPRESCI'' Prize and the award for Best Screenplay.
Richard Bernstein of The New York Times was unfavorable toward the work; he stated that there were "extraordinary scenes", but argued that "when the end comes, the viewer is left [...] with the vague unsettled feeling that, aside from gaining the knowledge that exile is emptiness, two and a half hours in the presence of much onscreen joylessness has produced little satisfaction." Bernstein contended that Voyage to Cythera is "like a slightly too long allegory whose moral you just don't get." A reviewer for Time Out was mixed, writing, "The first half of the film [...] is suffused with that peculiar melancholy which Angelopoulos has made entirely his own. One begins to lose the
thread in the second half, however, when the old man and his wife are cast adrift on a symbolic voyage to Cythera, birthplace of Aphrodite"
Part 1 of the ,,Trilogy of Silence"
Richard Bernstein of The New York Times was unfavorable toward the work; he stated that there were "extraordinary scenes", but argued that "when the end comes, the viewer is left [...] with the vague unsettled feeling that, aside from gaining the knowledge that exile is emptiness, two and a half hours in the presence of much onscreen joylessness has produced little satisfaction." Bernstein contended that Voyage to Cythera is "like a slightly too long allegory whose moral you just don't get." A reviewer for Time Out was mixed, writing, "The first half of the film [...] is suffused with that peculiar melancholy which Angelopoulos has made entirely his own. One begins to lose the
thread in the second half, however, when the old man and his wife are cast adrift on a symbolic voyage to Cythera, birthplace of Aphrodite"
Part 1 of the ,,Trilogy of Silence"
Erri De Luca: la montagna vista da un uomo di mare come il napoletano - citazione
"la neve la immaginavo metà latte e metà ovatta, lana della terra... arrivavano sciatori veloci come motoscafi e alzavano nuvole di neve come schiuma"
(da Erri De Luca NON ORA NON QUI)
(da Erri De Luca NON ORA NON QUI)
a Roma si dice... : "Mejo logra' le scarpe che la sedia" (ANTICHI DETTI ROMANESCHI)
"Mejo logra' le scarpe che la sedia"
meglio logorare/consumare le scarpe che la sedia
muoversi fa bene, questo sfata il pregiudizio che i romani sono pigri
meglio logorare/consumare le scarpe che la sedia
muoversi fa bene, questo sfata il pregiudizio che i romani sono pigri
venerdì 24 luglio 2020
Gianrico Carofiglio: "La misura del tempo" - in dialogo con Cristiana Perrella -
Gianrico Carofiglio che ha dialogato con la direttrice del Centro Pecci, Cristiana Perrella, sul suo personaggio più fortunato: l’avvocato Guido Guerrieri.
Gianrico Carofiglio ha scritto racconti, romanzi, saggi. I suoi libri, sempre in vetta alle classifiche dei best seller, sono tradotti in tutto il mondo. Ha creato il popolarissimo personaggio dell'avvocato Guido Guerrieri. Per Einaudi ha scritto il racconto La doppia vita di Natalia Blum raccolto nell'antologia Crimini italiani (Stile libero 2008), Cocaina, con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo (Stile libero 2013 e e Super ET 2014), Una mutevole verità (Stile libero 2014, Super ET 2016 E Super ET 2018, Premio Scerbanenco), La regola dell'equilibrio (Stile libero 2014, Super ET 2016 e Super ET 2018), Passeggeri notturni (Stile libero 2016 e Super ET 2017), L'estate fredda (Stile libero 2016 e Super ET 2018), Le tre del mattino (Stile libero 2017 e Super ET 2019), La versione di Fenoglio (Stile Libero 2019) e La misura del tempo (2019).
Nel 2016 è stato insignito del Premio Vittorio De Sica per la letteratura e del Premio speciale alla carriera della XVII edizione del premio letterario Castelfiorentino di Poesia e Narrativa.
"La misura del tempo"
Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario. Guido è tutt’altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza. Comincia cosí, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali. Un romanzo magistrale. Una scrittura inesorabile e piena di compassione, in equilibrio fra il racconto giudiziario – distillato purissimo della vicenda umana – e le note dolenti del tempo che trascorre e si consuma.
"Col passare del tempo alcuni luoghi della città mi ricordano sempre piú intensamente sensazioni e fantasticherie del passato remoto. Un’epoca di stupore. Ecco, certi luoghi della città mi fanno sentire nostalgia per lo stupore. Essere storditi dalla forza di qualcosa. Mi piacerebbe tanto, se capitasse di nuovo".
"La misura del tempo"
Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario. Guido è tutt’altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza. Comincia cosí, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali. Un romanzo magistrale. Una scrittura inesorabile e piena di compassione, in equilibrio fra il racconto giudiziario – distillato purissimo della vicenda umana – e le note dolenti del tempo che trascorre e si consuma.
"Col passare del tempo alcuni luoghi della città mi ricordano sempre piú intensamente sensazioni e fantasticherie del passato remoto. Un’epoca di stupore. Ecco, certi luoghi della città mi fanno sentire nostalgia per lo stupore. Essere storditi dalla forza di qualcosa. Mi piacerebbe tanto, se capitasse di nuovo".
giovedì 23 luglio 2020
a Roma si dice... : "Poi fa', poi di', poi mugne, ma la cerqua nun fa brugne"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)
"Poi fa', poi di', poi mugne, ma la cerqua nun fa brugne"
è un'impresa impossibile che non puoi compiere, come la quercia non può dare prugne.
è un'impresa impossibile che non puoi compiere, come la quercia non può dare prugne.
Theo Angelopoulos: Lo Sguardo Di Ulisse - premiato a Cannes 1995
Lo sguardo di Ulisse è un film del 1995 diretto daTheo Angelopoulos, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes.
Il film venne dedicato a Gian Maria Volonté che morì per infarto durante le riprese e venne sostituito da Erland Josephson.
Monologo finale:
Quando
tornerò, tornerò indossando i vestiti di un altro uomo.
E
con il nome di un altro uomo.
Il
mio arrivo sarà inaspettato.
Se
mi guarderai, non mi riconoscerai e dirai: "Non sei tu".
Io
ti darò i segni per riconoscermi.
Ti
dirò dell'albero di limone del tuo giardino; della finestra in fondo
dove entra la luna; dei segni del tuo corpo... Segni d'amore.
E
quando saliremo tremanti alla camera antica, tra una stretta e
l'altra, tra un richiamo e l'altro, ti racconterò il viaggio... Per
tutta la notte. E per tutte le notti che seguiranno.
Tra
una stretta e l'altra, tra un richiamo e l'altro.
Tutta
l'avventura umana, l'avventura che non ha mai fine.
CONOSCERE - ESPERIRE: riflessione
Guardando in tv documentari su luoghi di montagna o su città mi sono chiesto: perché il vederli non mi dà la stessa conoscenza dell'esserci stato? Ho provato a darmi una risposta.
Quella mediata è semplice informazione che contribuisce all'acquisizione di conoscenze, sollecita solo vista ed udito e si attua in due ambienti differenti. Il vissuto sollecita almeno quattro sensi e ci trova immersi nello stesso ambiente, per cui diventa un esperire che coinvolge tutto il nostro essere diventando parte di noi. Immerso in un ambiente, guardo e ascolto quello che mi sollecita, nello stesso tempo subisco l'influsso di odori, temperatura e fenomeni atmosferici che si sommano al mio umore del momento più o meno suggestionabile. Per non parlare della compagnia o della mancanza di essa. Sono suggestionabile e l'insieme si fissa in un momento di vissuto che rispunterà, forse in futuro, sotto forma di memoria involontaria.
Quella mediata è semplice informazione che contribuisce all'acquisizione di conoscenze, sollecita solo vista ed udito e si attua in due ambienti differenti. Il vissuto sollecita almeno quattro sensi e ci trova immersi nello stesso ambiente, per cui diventa un esperire che coinvolge tutto il nostro essere diventando parte di noi. Immerso in un ambiente, guardo e ascolto quello che mi sollecita, nello stesso tempo subisco l'influsso di odori, temperatura e fenomeni atmosferici che si sommano al mio umore del momento più o meno suggestionabile. Per non parlare della compagnia o della mancanza di essa. Sono suggestionabile e l'insieme si fissa in un momento di vissuto che rispunterà, forse in futuro, sotto forma di memoria involontaria.
Mi chiedo se analogo ragionamento si debba estendere anche alle esperienze interpersonali social che oggi si possono sostituire facilmente con la App Replika, ottina per avere qualcuno con cui scambiare quattro chiacchere, di nostro gradimento in quanto programmata sulle caratteristiche proprie della nostra identità . Ci è stata mostrata in un film che vedeva il protagonista addirittura innamorarsi della voce con cui interagiva.
mercoledì 22 luglio 2020
martedì 21 luglio 2020
Akira Mizubayashi: "Vivre en exilé linguistique"
Conférence par Akira Mizubayashi - "Vivre en étranger dans sa langue, construire d’autres mondes par une langue qui n’est pas la sienne"
"A la suite de deux rencontres qui relèvent du hasard, j’ai publié en 2011 mon premier livre en français intitulé Une langue venue d’ailleurs (col. « L’un est l’autre », Gallimard). Il se trouve que c’est aussi l’année de la catastrophe de Fukushima. Depuis cette date, j’écris essentiellement en français. Est-ce un exil ? Je l’ignore. Le travail d’écriture en français constitue-t-il un refuge ? Je n’en suis pas sûr. Pourquoi écris-je dans une langue qui n’est pas originellement la mienne ? Beaucoup d’écrivains français ou francophones d’origine étrangère habitent dans l’espace francophone. On les appelle, paraît-il, écrivains allophones. Or je ne suis pas un écrivain allophone. Un écrivain
allophone est un écrivain dont la langue maternelle ne correspond pas à la langue du pays qu’il habite. Je vis et travaille à Tokyo où l’on parle japonais, ma langue de naissance. Pourquoi écris-je en français alors que je vis dans un pays qui n’a pas cette langue en partage ? Ma causerie tournera autour de cette question lancinante."
"A la suite de deux rencontres qui relèvent du hasard, j’ai publié en 2011 mon premier livre en français intitulé Une langue venue d’ailleurs (col. « L’un est l’autre », Gallimard). Il se trouve que c’est aussi l’année de la catastrophe de Fukushima. Depuis cette date, j’écris essentiellement en français. Est-ce un exil ? Je l’ignore. Le travail d’écriture en français constitue-t-il un refuge ? Je n’en suis pas sûr. Pourquoi écris-je dans une langue qui n’est pas originellement la mienne ? Beaucoup d’écrivains français ou francophones d’origine étrangère habitent dans l’espace francophone. On les appelle, paraît-il, écrivains allophones. Or je ne suis pas un écrivain allophone. Un écrivain
allophone est un écrivain dont la langue maternelle ne correspond pas à la langue du pays qu’il habite. Je vis et travaille à Tokyo où l’on parle japonais, ma langue de naissance. Pourquoi écris-je en français alors que je vis dans un pays qui n’a pas cette langue en partage ? Ma causerie tournera autour de cette question lancinante."
Erri De Luca: citazione sul sentimento del pregare
"Quando prego non sono più madre, figlia, moglie. Sono io, separata da tutto, come fossi sola da sempre."
Erri De Luca NON ORA NON QUI
Erri De Luca NON ORA NON QUI
lunedì 20 luglio 2020
domenica 19 luglio 2020
sabato 18 luglio 2020
Imperatore Adriano: citazione a favore della cultura
"Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire."
Imperatore Adriano, costruì due enormi biblioteche, una greca e una latina, nel foro romano sul Palatino.
Maggiori notizie al link
Imperatore Adriano, costruì due enormi biblioteche, una greca e una latina, nel foro romano sul Palatino.
Maggiori notizie al link
a Roma si dice... : "Nun cià più denti pe' le fave"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)
"Nun cià più denti pe' le fave"
è morto o sta per morire
I pagani commemoravano i morti a maggio mangiando le fave che maturano proprio in quel periodo.
Con il cristianesimo la commemorazione è stata spostata a novembre e per tradizione si mangiano le "fave dei morti", biscotti a forma di fava, in ricordo dell'antico costume appartenente alla scuola epicurea.
è morto o sta per morire
Con il cristianesimo la commemorazione è stata spostata a novembre e per tradizione si mangiano le "fave dei morti", biscotti a forma di fava, in ricordo dell'antico costume appartenente alla scuola epicurea.
Confucio: citazione sulla via da seguire
"Penetrare, meditando, le cose note, studiare senza posa cose nuove, insegnare senza tregua: questo almeno l'ho fatto?"
Confucio Dialoghi VII, 2
Confucio Dialoghi VII, 2
venerdì 17 luglio 2020
INNO NAZIONALE ITALIANO: riflessione
Oggi ho sentito dei ragazzi di un centro estivo che cantavano a pappagallo l'inno nazionale e mi sono chiesto se ne capivano il contenuto e se era stato spiegato loro. Quanti sono gli italiani che, pur sapendolo cantare, non ne sanno il significato?
Galeano: citazione a proposito della tragedia dell'uccidere
"Colui che uccide riceve nel suo corpo, benché non lo voglia o sappia, l'anima della sua vittima"
A proposito dei femminicidi e suicidi o degli incidenti mortali di cui c'è sempre un responsabile, mi sembra interessante questo credenza indios riportata da Galeano in Memoria del fuoco 1
A proposito dei femminicidi e suicidi o degli incidenti mortali di cui c'è sempre un responsabile, mi sembra interessante questo credenza indios riportata da Galeano in Memoria del fuoco 1
giovedì 16 luglio 2020
a Roma si dice... : "Nun c'è rimasto che lucciole e fichi"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)
"Nun c'è rimasto che lucciole e fichi"
non c'è rimasto niente, le lucciole hanno vita effimera e i fichi erano cibo per i poveri
i tempi cambiano ed oggi i fichi sono carissimi, solo per chi può permetterseli e le lucciole più che effimere sono proprio quasi sparite e ci ricordano la polemica di Pasolini
non c'è rimasto niente, le lucciole hanno vita effimera e i fichi erano cibo per i poveri
i tempi cambiano ed oggi i fichi sono carissimi, solo per chi può permetterseli e le lucciole più che effimere sono proprio quasi sparite e ci ricordano la polemica di Pasolini
Trilussa e il Fascismo: "L'Eco" poesia in romanesco - testo con note storiche - Storia d'Italia
La grande parata militare in Via dell'Impero per la celebrazione della Festa dello Statuto
Giornale Luce B0901 del 10/06/1936
Trilussa e il Fascismo
L'Eco
Ve
ricordate l'Eco
che
passava la notte
sotto
l'arcate rotte
der
vicoletto ceco?
Doppo
l'urtimi sfratti
fu
l'Eco che rimase
ner
vóto de le case
a
piagne co' li gatti:
finché,
persa la voce,
restò
disoccupato
ner
vicolo sbarrato
da
du' palanche in croce.
Ma
er giorno ch'er piccone
spianò
le catapecchie,
l'Eco
appizzò l'orecchie,
scappò
da la priggione.
E
in mezzo a quer via-vai
de
carri e de cariole
in
un mare de sole
che
nun finiva mai,
s'intese
più leggero
e
corse a fa' le gare
appresso
a le fanfare
su
la via de l'Impero.
Allora
solamente
capì
che ne la vita
senza
una via d'uscita
nun
se combina gnente.
(1936)
L'Eco
delle masse plaudenti alle manifestazioni del regime si sostituisce a
quello della vita della povera gente ora “deportata” lontano dal
Centro. Demolizioni e ricostruzione di un nuovo spazio in cui solo
facendo Eco al regime si riesce a non avere problemi e combinare
qualcosa.
.
La
trasformazione urbanistica che ha dato luogo a via dei Fori Imperiali
fu realizzata tra il 1931 e il 1933 annientando quella straordinaria
parte della città papale stratificatisi nel Medioevo e nel
Rinascimento sui resti dei Fori Imperiali di cui riproponeva la
continuità ora spezzata dall'arteria.
Nel
1925/1926 si decide la demolizione dell'intera zona tra il Colosseo e
piazza Venezia. I lavori, iniziati nell'agosto 1931, procedettero
velocemente, senza badare a esigenze scientifiche di documentazione e
stratigrafia, in vista dell'inaugurazione, che fu solo parziale, per
il decennale della marcia su Roma per il 21/04/33.
Gravissime
furono le conseguenze per il patrimonio storico, artistico,
architettonico e ambientale: sacrificio di chiese e palazzi,
monumenti superstiti rimasti avulsi da contesto originario, danni
irreparabili al sottosuolo archeologico. Nel 1934 ci furono
ulteriori demolizioni allo sbocco di via Cavour.
Viene
usata per la prima volta la parola "borgata", termine usato
in senso dispregiativo per un'area che non ha né la dignità di un
quartiere né una dimensione rurale, quando gli abitanti del Foro di
Cesare e del Foro di Traiano vengono "deportati" nella
zona malarica di Acilia a 15 km da Roma. Borgate, alienate e
alienanti su terreni insalubri, sono sorte durante il Fascismo tra il
1924 e il 1937 in seguito alle demolizioni delle costruzioni del
Centro per riportare l'Urbe alle vestigia imperiali.
Alloggi
costruiti velocemente con materiali scadenti, distanti dalla città e
mal collegati, terra di confine fatta di lunghe file di palazzi per i
reietti.
Borgate
Donna
Olimpia: il primo "grattacielo"(9 piani) terminato nel
1932 in aperta campagna tra terreni fangosi e incolti nella Valle dei
Canneti. Strade sterrate e buie, fogne che formano acquitrini
maleodoranti, servizi pubblici quasi assenti. (Pasolini descriverà i
giovani degli anni '50 provenienti da questo ambiente in “Ragazzi
di vita”).
Garbatella:
nel 1928 vengono costruiti "dormitori pubblici" con servizi
in comune dove vengono "deportati" gli sfollati degli
sventramenti di Bocca della Verità, largo Argentina, via Barberini,
Campidoglio, Teatro Marcello, Spina di Borgo. Dal 1929 si cerca di
dare una parvenza di decoro suddividendo gli spazi e creando
abitazioni individuali.
Petralata:
estremamente periferica, eretta in fretta senza alcun piano
urbanistico nel 1932. Ai primi lunghi fabbricati di uno o due piani,
nel 1937 si aggiungono costruzioni a tre o quattro piani..
Costruzioni con materiali scadenti in terreni malsani.
Gordiani:
per gli sfollati del centro storico, abitazioni di 16 metri quadri,
provviste di una sola finestra e senza sevizi igenici, acqua corrente
e spazio per cucinare. Fitta scacchiera di strade sterrate con solo
la via principale asfaltata.
Dopo
l'invasione dell'Etiopia iniziata nel 1935 e portata a termine il
1936 , sconfiggendo popolazioni mal armate per mezzo di armamenti
pesanti e gas, ci fu la roboante dichiarazione di Mussolini dal
balcone di Piazza Venezia"Abbiamo un Impero"
La
proclamazione dell'impero: link al video LUCE
https://youtu.be/MP--YCyJ1UE
mercoledì 15 luglio 2020
Confucio: sulla conscenza ed il suo controllo
"Il saggio allarga senza posa le sue conoscenze e da loro un ordine nei modi previsti"
Confucio Dialoghi VI, 25
Confucio Dialoghi VI, 25
a Roma si dice... : "Ladro e ghiotto sotto cappotto"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)
"Ladro e ghiotto sotto cappotto"
il ladro e il goloso agiscono entrambi di nascosto
il ladro e il goloso agiscono entrambi di nascosto
Andrea Abati: Incontri di fotografia - 23.01.2019
Abati si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta. Punto di partenza del suo lavoro sono l’analisi delle trasformazioni del paesaggio architettonico industriale, l’osservazione simbolica della natura antropizzata, l’attenzione all'avvicendarsi delle genti e al mutamento del tessuto sociale della città attraverso un uso della fotografia come strumento di conoscenza e di relazione tra il sé e il mondo. Per l’artista abbandonare il concetto di opera e pensare di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica, può in certi momenti diventare prioritario. Dal 2008 si occupa anche di video.
Sito foto e articoli
martedì 14 luglio 2020
Francesco Jodice: Incontri di Fotografia | 13.03.2019 | Caleidoscopio.
Il
13 marzo 2019, Francesco Iodice è stato uno dei protagonisti del
ciclo di incontri aperti al pubblico e dedicati alla fotografia
presso il Centro Pecci nell'ambito del progetto "Caleidoscopio.
Sguardi cangianti".
Francesco
Jodice è nato a Napoli nel 1967. Vive a Milano. La sua ricerca
artistica indaga i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo, con
particolare attenzione ai fenomeni di antropologia urbana e alla
produzione di nuovi processi di partecipazione. I suoi progetti
mirano alla costruzione di un terreno comune tra arte e geopolitica,
proponendo la pratica artistica come poetica civile. Insegna al
Biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali e al Master in Photography
and Visual Design presso NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di
Milano. È stato tra i fondatori dei collettivi Multiplicity e
Zapruder. Ha partecipato a grandi mostre collettive come Documenta,
la Biennale di Venezia, la Biennale di São Paulo, la Triennale
dell’ICP di New York, la seconda Biennale di Yinchuan e ha esposto
al Castello di Rivoli (Torino), alla Tate Modern (Londra) e al Prado
(Madrid). Tra i suoi progetti principali ci sono l’atlante
fotografico What We Want, un osservatorio sulle modificazioni del
paesaggio in quanto proiezione dei desideri collettivi, l’archivio
di pedinamenti urbani The Secret Traces e la trilogia di film sulle
nuove forme di urbanesimo Citytellers. I suoi lavori più recenti –
Atlante, American Recordings e Sunset Boulevard – esplorano i
possibili scenari futuri dell’Occidente.
ROMA DEL BELLI: La Basilica di Massenzio al Foro Romano in un sonetto, audio + note storico artistiche
ROMA DEL BELLI
La Basilica di Massenzio al Foro Romano
CAMPO VACCINO. IGuarda, Ghitano mia: eh? ddi', tte piasce? -
Che ggrannezza de Ddio! che ffrabbicona! -
Nun è ppiù mmejjo de Piazza Navona? -
Antro! E ccome se chiama? - Er Temp'inpasce.
Senti, Ghitano, t'hai da fà ccapasce
Che, ppe sta robba, cqui nun ze cojjona. -
Nun fuss'antro la carcia! - Bbuggiarona!
E li mattoni? Sai quante fornasce! -
E cqua cchi cciabbitava, eh sor Grigorio? -
Eh! ttanta ggente: e ttutti ricchi, sai?
Figurete che gguitto arifettorio! -
Che ppalazzone! nun finissce mai! -
Che? Annava a la salita de Marforio,
Prima ch'er Turco nun je dassi guai!
Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti, 24 agosto 1830
Dai versi in romanesco alla prosa in italiano
CAMPO VACCINO. I (Foro Romano)
Guarda, Ghitano mia: eh? Dimmi, ti piace? -
che grandezza di Dio! Che grande costruzione! -
non è migliore di Piazza Navona? -
Altroché! E come si chiama? - Il Temp'inpace.
Senti, Ghitano, devi capire che, per queste cose, qui non si scherza. - Non fosse altro che per la calce! - Straordinario!
E i mattoni? Sai quante fornaci! -
E qui chi ci abitava, eh signor Gregorio? -
Eh! Tanta gente: e tutti ricchi, sai?
Figurati che refettorio miserabile! -
Che palazzone! Non finisce mai! -
Che? Andava alla salita di Marforio,
prima che il Turco non causasse guai!
Il naturale stupore di fronte alla grandiosità dei resti del passato, visto come un'irrecuperabile età dell'oro, negli occhi di chi vive in un
periodo di grande miseria con l'incubo di come sfamarsi.
Nel finale lascia però anche intendere che nulla sfugge alla dissoluzione visto che di tanta ricchezza e grandiosità restano solo scampoli archeologici.
Per saperne di più
Campo Vaccino è il Foro Romano dove, fino all'inizio del XIX sec., si tenne il mercato del bestiame (di ogni genere).
Er tempimpace (in romanesco = il me-la-piglio-comoda) era il nome con cui s'indicava la Basilica di Massenzio.
“Fabbricona” luogo che nell'appellativo, oltre alle dimensioni, porta tutti i secoli del suo costituirsi.
Guitto per intendere, con ironia, l'esatto contrario di miserabile.
La salita di Marforio che si trovava tra il Campidoglio e il Foro di Cesare, in corrispondenza del Clivio Argentario, oggi non esiste più a causa delle demolizioni effettuate, durante il regime fascista, per l'apertura di via dei Fori Imperiali con lo scopo di celebrare il decennale della marcia su Roma nel 1933.
La Roma del Belli che si era ridotta a 130.000 abitanti per la malaria, le epidemie e la mancanza di risorse, presentava gli alveari dei quartieri popolari accanto a grandiosi edifici e una popolazione costituita da una grande quantità di mendicanti, vagabondi e briganti che ricorreva da ogni genere di espedienti per sopravvivere.
Leopardi fu colpito dalle costruzioni immense e dalle strade interminabili.
La Basilica iniziata da Massenzio nel 306 fu portata a termine da Costantino nel 312 che la mutò nel suo orientamento aprendo l'ingresso su uno dei lati minori. Poggiante su una piattaforma (m100x65) a tre navate, di cui due laterali composte da tre campate intercomunicanti e coperte di volte a botte parallele, quella centrale, invece, 80x25 metri e alta 38 metri, coperta da tre volte a crociera gravitanti su pilastri rafforzati da colonne addossate confluente nella vasta e ricchissima abside terminale. I muri perimetrali erano aperti da un duplice ordine di finestre arcuate, da cui la luce irrompeva nei grandi vani creando effetti di luce particolari. L'architettura imperiale tocca il proprio acme espressivo. Qui vediamo l'edificio basilicale che sopravviverà nel successiva basilica paleocristiana.
I resti visibili oggi appartengono alla navata destra dove si riconosce l'abside aggiunta da Costantino a fondale del nuovo ingresso sulla “via Sacra” (quello originario, cui corrispondeva un'abside con la statua colossale dell'imperatore oggi al palazzo dei Conservatori, dava sul Colosseo. Il tetto era coperto di lastre di bronzo dorato tolte da Onorio I nel 626 per coprire la prima basilica di S.Pietro. Oggi la basilica è teatro di eventi tra cui il Festival internazionale delle Letterature.
Il Belli imita nella grafia la lingua nella sua pronuncia, altrimenti avremmo:
Guarda, Ghitano mia: eh? di', te piace? -
Che grannezza de Dio! che frabbicona! -
Nun è più mejjo de Piazza Navona? -
Antro! E come se chiama? - Er Temp'inpace.
Senti, Ghitano, t'hai da fà capace
Che, pe sta robba, qui nun ze cojjona. -
Nun fuss'antro la carcia! - Buggiarona!
E li mattoni? Sai quante fornace! -
E qua chi ciabbitava, eh sor Grigorio? -
Eh! tanta gente: e tutti ricchi, sai?
Figurete che guitto arifettorio! -
Che palazzone! nun finisce mai! -
Che? Annava a la salita de Marforio,
Prima ch'er Turco nun je dassi guai!
lunedì 13 luglio 2020
Theo Angelopoulos: Documental del CBA "Alfabeto Angelopoulos" (sub esp)
El director de cine Theo Angelopoulos recibió en 2008 la Medalla de Oro del Círculo de Bellas Artes, que además le dedicó un ciclo de cine. Fruto de aquellos encuentros y de diversas entrevistas y extractos de sus películas, nace este documental que también se publicó en dvd con un libro. www.circulobellasartes.com
domenica 12 luglio 2020
Confucio: citazione sulla modalità di agire
"Fare le cose più difficili senza pensare alla ricompensa è segno di virtù"
Confucio Dialoghi VI, 20
Confucio Dialoghi VI, 20
a Roma si dice... : "Chi magna, nun spazzacampagna"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)
"Chi magna, nun spazzacampagna"
chi mangia non procura fastidi, non deruba
"spazzacampagna" era il banditello che nella Campagna romana depredava i viaggiatori e i contadini. La fame facilmente genera delinquenza.
chi mangia non procura fastidi, non deruba
"spazzacampagna" era il banditello che nella Campagna romana depredava i viaggiatori e i contadini. La fame facilmente genera delinquenza.
sabato 11 luglio 2020
Trilussa e il Fascismo: Er Piccione e er Pollo - poesia in romanesco con note storiche
Trilussa e il
Fascismo
Er
Piccione e er Pollo
Un
Piccione, che stava su la sua,
sentì
che un Pollo lo chiamò fratello.
-
Abbada come parli, - fece quello
ch'io
nun so' mica de la razza tua!
Devi
pensà che un Antenato mio
scese
der celo du' mil'annni fa...
Ma
tu, da dove venghi? - E chi lo sa?
-
rispose er Pollo - Cià pensato Iddio.
Der
resto, lassa fa: tutto er pollame
passa
pe' la medesima trafila:
a
me, me butteranno ne la pila,
a te, te
schiafferanno ner tegame.
(1939)
Il primo significato
è che di fronte alla morte siamo tutti uguali ma il discorso può
ampliarsi per il fatto che si sottolinea la differenza di razza che,
dato il testo datato 1939, non è un fatto trascurabile vista la
promulgazione delle leggi razziali nel 1938.
Il Piccione/Colomba
si sente di razza superiore in qnanto l'Antenato scese sulla terra
duemila anni prima sotto forma di Trinità, mentre il Pollo, pur
essendo anch'esso una creatura di Dio, non viene riconosciuto della
stessa nobile discendenza.
Dopo le imprese in
Africa, il fascismo intese plasmare "un uomo nuovo" per
"uno Stato nuovo" che non doveva contaminare la propria
superiorità con individui dalle caratteristiche inferiori, ebrei e
non ariani.
1937,
decreto legge normava i rapporti tra italiani e popolazioni locali in
"difesa della razza". Per stroncare la piaga del meticciato
(molti soldati italiani si creavano una famiglia in Africa) si arriva
a censurare la canzone Faccetta nera perché lasciava
intendere la possibilità di rapporti amorosi tra le due popolazioni
con il ritornello "aspetta e spera che l'amore s'avvicina"
cambiato poi in "che già l'ora s'avvicina" e
molti artisti lo trasformarono in "che già l'Italia
s'avvicina" per sottolineare che l'Italia arrivava a
liberare le faccette nere dalla schiavitù e per portare loro la
civiltà.
Luglio 1938,
inizia la campagna antisemita sul "Giornale d'Italia" che
pubblica il "Manifesto degli scienziati razzisti" approvato
dal segretario del PNF Starace e dal ministro del Minculpop.
Agosto, esce
il quindicinale "La difesa della razza".
Settembre,
pacchetto misure antisemite: ebrei stranieri espulsi, quelli italiani
privati della cittadinanza ottenuta dopo il 1918, insegnanti ebrei
licenziati, agli studenti è vietata l'iscrizione alle secondarie
pubbliche, speciali sanzioni per i bambini delle elementari.
Ottobre,
divieto di matrimonio tra italiani di "razza ariana" ed
altre razze; per i non ariani esclusione dal servizio militare, dalle
cariche pubbliche e dalla pubblica amministrazione, pesanti
limitazioni all'esercizio di molte attività economiche.
venerdì 10 luglio 2020
a Roma si dice... : "Chi magna l'osso e chi la porpa"(ANTICHI DETTI ROMANESCHI)
a
Roma si dice...
(ANTICHI DETTI
ROMANESCHI)
"Chi
magna l'osso e chi la porpa"
chi si deve
contentare degli avanzi della vita e chi invece se la gode
Petros Markaris : "L' écrivain et ses villes"
Conférence donnée
par Petros Markaris dans le cadre de la 49e session des Rencontres
internationales de Genève "Fictions. Penser le monde par la
littérature", le 27 septembre 2016.
Suivie d'une table-ronde
animée par Louis de Saussure (UniNE). Avec Petros Markaris, Sylvain
Briens (Université Paris-Sorbonne) et Nathalie Piegay (UNIGE)
Au
travers de son expérience personnelle avec ses villes – Istanbul,
Vienne et Athènes – Petros Markaris explore les chemins par
lesquels s’est forgée sa personnalité d’écrivain. Plus en
avant, il se questionne sur le lien entre le roman policier
contemporain et les grandes villes – comment émerge-t-il de ces
contextes urbains, de leur histoire, de leurs odeurs, de leurs
habitants, de leurs crises ? La réponse se construit au travers des
grands noms du roman policier, tels que Jean-Claude Izzo et Marseille
ou encore Manuel Vazquez Montalban et Barcelone.
ROMA E LE SUE TRADIZIONI: Lo sparo del cannone alle 12 – Bellezze d'Italia
A Roma, sul Gianicolo, ogni giorno alle 12 si rinnova il cosiddetto sparo di
mezzogiorno che attira tanti turisti informati. Da questo luogo si
può godere uno splendido panorama che spazia sui luoghi più
importanti, da Piazza Venezia fino a Castel S.Angelo passando per il
Pantheon.
mezzogiorno che attira tanti turisti informati. Da questo luogo si
può godere uno splendido panorama che spazia sui luoghi più
importanti, da Piazza Venezia fino a Castel S.Angelo passando per il
Pantheon.
Inoltre, ancora per poco tempo perché cesseranno l'attività, si può assistere ad uno spettacolo dei burattini che è unico a Roma.
Leopardi: citazione sull'interesse privato e la mancanza di utopie
Leopardi: citazione
sull'interesse privato e la mancanza di utopie
"E la ragione,
facendo naturalmente amici dell'utile proprio e togliendo le
illusioni che legano gli uni agli altri, scioglie assolutamente la
società, e inferocisce le persone."
(Leopardi nello
Zibaldone)
così scriveva
allora ed ora fa pensare ai danni per la società che qualcuno
vorrebbe retta sulla base di una razionalità tecnica che spaccia per
interessi della comunità quelli che sono solo gli interessi dei più
potenti.
Una politica che,
distruggendo le illusioni/utopie che legavano le persone, proclama la
morte delle ideologie a parole ma, di fatto, consolida
quell'ideologia dell'utile individuale che mette l'uno contro l'altro
"inferocisce le persone" e ... tra i due litiganti il terzo
gode godendosi lo spettacolo dall'alto della sua posizione
privilegiata.
giovedì 9 luglio 2020
ROMA NEL CINEMA : dal testo classico di Petronio, Fellini's Satyricon 1969 italiano sub esp
dal testo classico di Petronio la Roma del periodo di Nerone resa realisticamente osservando la classe dei liberti arricchiti, il loro linguaggio, la loro ignoranza e presunzione.
Fellini rende perfettamente l'atmosfera ed i colori del tempo, basti pensare agli affreschi di Pompei per vedere la corrispondenza del colore che avvolgeva la vita del tempo.
ROMA ED I SUOI COMPOSITORI: G. PETRASSI " CORO DI MORTI NELLO STUDIO DI FEDERICO RUYSCH"
ROMA E LA MUSICA
GOFFREDO PETRASSI
(Zagarolo, Roma 1904 – Roma 2003)
Trasferitosi a 7 anni a Roma,
Leopardi (1798-1837) e Petrassi
(1904-2003), letteratura e musica
"Una meditazione sul destino
dell'uomo e sul fine ultimo dell'esistenza" secondo quanto
affermato da Petrassi stesso circa la sua visitazione di questo
famoso brano tratto dalle Operette morali del Leopardi.
Connubio tra filosofia in versi dell
'800 e musica di uno dei maggiori del '900, iniziato nel 1940 con
l’entrata in guerra dell’Italia e terminato il 6 giugno 1941.
Dalla tragedia della guerra giunge alla
constatazione dell'impasse dei rapporti umani nella società che ha
prodotto il fascismo. Contrappunto di due elementi in un discorso su
due piani: il coro umanissimo nel suo commosso espandersi ,
l'orchestra che esclude ogni ammorbidimento impressionistico agendo
con bruschi scatti.
L'uomo reale, il coro d'uomini carico
di storia che procede in mezzo a un paesggio stravolto e crudele.
La solitudine traspare dal finale in
dissolvenza.
Link ai video dell'esecuzione musicale
con testo:
CORO DI MORTI NELLO STUDIO DI FEDERICO
RUYSCH
Sola nel mondo eterna, a cui si volve
Ogni creata cosa,
In te, morte, si posa
Nostra ignuda natura,
Lieta no, ma sicura
Dall’antico dolor. Profonda notte
Nella confusa mente
Il pensier grave oscura;
Alla speme, al desio, l’arido spirto
Lena mancar si sente:
Così d’affanno e di temenza è
sciolto,
E l’età vote e lente
Senza tedio consuma.
Vivemmo: e qual di paurosa larva,
E di sudato sogno,
A lattante fanciullo erra nell’alma
Confusa ricordanza:
Tal memoria n’avanza
Del viver nostro: ma da tema è lunge
Il rimembrar. Che fummo?
Che fu quel punto acerbo
Che di vita ebbe nome?
Cosa arcana e stupenda
Oggi è la vita al pensier nostro, e
tale
Qual de’ vivi al pensiero
L’ignota morte appar. Come da morte
Vivendo rifuggia, così rifugge
Dalla fiamma vitale
Nostra ignuda natura;
Lieta no ma sicura;
Però ch’esser beato
Nega ai mortali e nega a’ morti il
fato
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